Bruxelles – In Unione europea non c’è una maggioranza a sostegno o contro il rinnovo dell’uso del glifosato. Quindi, la Commissione europea tira dritto sul rinnovo dell’autorizzazione del contestato erbicida per altri dieci anni. Il voto si è tenuto oggi in un Comitato d’appello, a cui era stata rimessa la decisione dopo che in una precedente votazione del 13 ottobre nel comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (SCOPAFF) gli Stati membri non avevano raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per rinnovare (o respingere) la proposta.
L’Italia, apprende Eunews da fonti diplomatiche, se nella votazione di metà ottobre si è pronunciata a favore della proposta, nel voto di oggi ha fatto invece marcia indietro, decidendo di astenersi sul rinnovo perché la Commissione non ha accolto la sua richiesta di impedire l’uso del glifosato nella fase “pre-raccolta”, concordando invece con la proposta della Commissione europea di vietare l’uso del glifosato come disseccante”.
In assenza di una maggioranza qualificata pro o contro, come prevedono le norme Ue sulla comitologia, la Commissione europea può decidere di rinnovare l’uso del glifosato anche senza un reale via libera da parte dei governi. Un modo, anche, per i governi stessi di de-responsabilizzarsi su alcune decisioni più controverse che in questo modo vengono lasciate nelle mani dell’esecutivo comunitario. La maggioranza qualificata si ottiene quando a votare a favore di una proposta è il 55 per cento degli Stati membri (ovvero, 15 Stati su 27), che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione dell’Ue. Ai fini del raggiungimento della maggioranza qualificata, astensione o voto contrario si equivalgono. Una decisione sul rinnovo del glifosato deve essere presa entro il 14 dicembre, perché l’attuale approvazione scade il 15 dicembre 2023.
La proposta di rinnovo del glifosato da parte della Commissione europea è arrivata lo scorso 20 settembre nelle mani dei ventisette governi, che hanno iniziato già il mese scorso a discuterne a livello di rappresentanti permanenti presso l’Ue. L’uso del contestato erbicida era stato rinnovato per l’ultima volta nel 2017 per soli cinque anni e, in scadenza a dicembre di un anno fa, la licenza è stata rinnovata per ulteriori dodici mesi fino al 15 dicembre di quest’anno. L’erbicida, il più diffuso al mondo, è al centro di una disputa scientifica a livello internazionale a causa della sua presunta cancerogenicità, classificata come ‘probabile’ nel 2015 dall‘Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La proposta di rinnovo arriva, ha motivato Bruxelles, dopo che a inizio luglio una relazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha concluso di non aver individuato alcuna “area critica di preoccupazione” per l’uomo, gli animali o l’ambiente che possa impedirne l’uso come erbicida. Il rinnovo questa volta sarà lungo il doppio rispetto all’ultima volta ma impone alcune condizioni per il suo utilizzo. Ad esempio, ne è stato vietato l’uso per il disseccamento (ovvero quando viene utilizzato per asciugare una coltura prima del raccolto), l’impiego dovrà essere accompagnato da “misure di mitigazione del rischio” per l’area circostante, attraverso “zone tampone” di cinque e fino a dieci metri. Questa volta però la proposta di rinnovo lascia molto spazio di manovra agli Stati membri per il rilascio delle autorizzazioni nazionali e della definizione delle condizioni d’uso, oltre al compito di “prestare particolare attenzione” agli effetti sull’ambiente.