Se i risultati elettorali in Spagna e Polonia hanno scongiurato la vittoria di chi punta a dividere l’Ue in questa fase particolarmente turbolenta, i recenti successi dei populisti in Slovacchia e Olanda continuano a rivelare la presenza inquietante di un esteso substrato marcio nelle fondamenta dell’Europa.
Perché marcio? Perché qui purtroppo non ci troviamo difronte a una battaglia sociale tra sfruttati e sfruttatori, poveri e ricchi, patrizi e plebei. Ma assistiamo con sgomento a un ripetuto assalto al potere capitanato spesso da avventurieri della politica.
Come ai tempi dell’antica Roma repubblicana, questi tribuni dal piglio deciso o dalla fulgida chioma pescano nelle paure e negli interessi di bottega di larghi strati della popolazione con promesse e slogan demagogici.
Le forze populiste raccolgono il consenso elettorale con proposte radicali e divisive, spesso al prezzo di minare il rispetto del pluralismo democratico e al rischio di scardinare le regole del vivere civile.
Il marcio che appare nelle fondamenta della costruzione europea è l’effetto di questa polarizzazione, di questa lotta accanita tra due campi contrapposti, uno dei quali gioca al « tanto peggio tanto meglio » pur di vincere.
Il marcio, per gli ultrasovranisti, ovviamente non è rappresentato dai nefandi effetti del loro sconsiderato agire politico, ma dalle trame di quelle che essi additano come le élite al potere, sempre attive allo scopo di tenere i popoli europei inermi e sottomessi. Ma, contrariamente a quello che a volte potrebbe sembrare, la furbesca guida dei capi populisti non rappresenta la politica, così come la pancia degli elettori non rappresenta il popolo.
Per fortuna, infatti, ci sono in giro molti euroscettici sostanzialmente responsabili, nei partiti e tra gli elettori, che ormai non puntano più a distruggere l’Ue. Nei prossimi anni sarà bene, per le forze europeiste, tenere comunque un dialogo aperto con queste componenti moderate.
In questa legislatura che sta per finire, un cordone sanitario era stato innalzato dalle forze politiche europeiste contro gli estremisti e gli euroscettici. I sondaggi sembrano mostrare che queste stesse forze europeiste saranno in grado di avere la maggioranza in Parlamento europeo alle prossime elezioni del giugno 2024.
Spesso i sondaggi vengono smentiti dalla realtà, ma ora a Bruxelles la sensazione (la speranza) è che forse la strategia del cordone sanitario non sarà più necessaria per arginare il variegato fenomeno dei populismi.
Quanto agli irriducibili capitani di ventura dell’estremismo, non chiamiamoli più populisti, perché essi sotto sotto non cercano di servire il popolo, ma solo di asservire la plebe.