Bruxelles – Nel nome di Daphne Caruana Galizia, sei anni dopo. Nella notte tra mercoledì e giovedì (29-30 novembre) i co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue hanno raggiunto l’intesa sulla nuova direttiva anti-Slapp (azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica), che in gergo intende le querele temerarie per fare pressione contro il lavoro dei giornalisti. “Questo è per Caruana Galizia, per la sua famiglia, per tutti i media e i giornalisti”, è stato il commento della presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, già relatrice di un’iniziativa legislativa ai tempi della vicepresidenza sotto David Sassoli: “La nuova direttiva anti-Slapp proteggerà i giornalisti da minacce e molestie”.
In quattro mesi di negoziati inter-istituzionali i co-legislatori Ue sono riusciti a mettere a terra una nuova legislazione comunitaria a partire dalla proposta presentata dalla Commissione nell’aprile dello scorso anno. È stata la stessa presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, a salutare l’accordo sulla direttiva anti-Slapp come “la legge di Daphne“, riferendosi come la presidente Metsola alla giornalista maltese assassinata il 16 ottobre 2017 per mettere a tacere le sue inchieste anti-corruzione. “La direttiva proteggerà coloro che cercano di scoprire verità scomode, proprio come Daphne Caruana Galizia, che ha pagato il prezzo più alto per questo”, ha assicurato la leader della Commissione Ue. Perché “l’uso di queste azioni legali per mettere a tacere le persone che si esprimono su questioni di interesse pubblico è un fenomeno in crescita“, avverte la presidenza di turno spagnola del Consiglio dell’Ue, con inquietanti implicazioni anche sul piano trans-frontaliero.
Secondo l’intesa raggiunta dai negoziatori durante i triloghi, i giornalisti targhetizzati da querele temerarie “beneficeranno di una serie di garanzie e protezioni procedurali”. In particolare potranno chiedere ai giudici di respingere una richiesta di risarcimento “manifestamente infondata” e, in questo caso, dovrà essere l’accusa a dimostrare che il caso è fondato: “Per prevenire le azioni legali abusive, i tribunali potranno imporre sanzioni dissuasive ai ricorrenti, solitamente rappresentati da gruppi di pressione, aziende o politici”, e il caso dovrà essere trattato “il più rapidamente possibile”. Come garanzia per le spese del procedimento i giudici potranno anche decidere di richiedere a chi ha presentato richiesta di risarcimento di fornirla anticipatamente, “comprese quelle per la rappresentanza legale della vittima” di querele temerarie.
I co-legislatori hanno anche concordato la definizione di “natura transfrontaliera” delle querele temerarie: “Si riterrà che una questione abbia implicazioni trans-frontaliere a meno che entrambe le parti non siano domiciliate nello stesso Stato membro del tribunale adito e tutti gli altri elementi rilevanti per la situazione si trovino in quello Stato membro”, si legge nel testo. Nel caso in cui i giornalisti residenti sul territorio Ue siano coinvolti da una causa in un Paese terzo, i Ventisette “devono rifiutare il riconoscimento e l’esecuzione” della sentenza se nello Stato membro in questione sarebbe considerata “manifestamente infondata o abusiva”. Per quanto riguarda le misure di sostegno a giornalisti vittime di querele temerarie, gli Stati membri Ue dovranno fornire informazioni sulle garanzie procedurali e sui rimedi, oltre a raccogliere “dati specifici” presso i tribunali “per comprendere meglio la portata del fenomeno”.
A questo punto l’accordo politico dovrà essere approvato singolarmente da entrambe le istituzioni comunitarie, prima di essere formalmente adottato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Ue. “Abbiamo ottenuto un accordo che include una definizione di casi transfrontalieri, un trattamento accelerato per le principali garanzie procedurali”, ha rivendicato il relatore per il Parlamento Ue, Tiemo Wölken (S&D), non risparmiando un’accusa al Consiglio per i “tentativi di indebolire significativamente le proposte della Commissione”. Nessuna replica dal ministro della Giustizia spagnolo e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Félix Bolaños, che ha invece sottolineato i vantaggi della futura direttiva: “Le nostre democrazie sono in pericolo quando i ricchi e i potenti possono mettere a tacere i critici in tribunale solo perché si esprimono su questioni di interesse pubblico”.