Bruxelles – Nel primo decisivo progetto di interesse comune europeo sulle tecnologie più avanzate, dal cloud all’edge computing, l’Italia dimostra di non stare alla finestra. Con il via libera della Commissione Europea all’Importante progetto di interesse comune europeo (Ipcei) nel campo del cloud computing (fornitura di risorse informatiche su Internet) e dell’edge computing (elaborazione che viene eseguita in sede o in prossimità di una particolare origine dati), si sono sbloccati 1,2 miliardi di euro in aiuti di Stato, per cui le aziende italiane rivestiranno un ruolo decisivo, rappresentando un quarto del totale di quelle coinvolte nei 19 progetti altamente innovativi in questo settore.
I finanziamenti pubblici – che dovrebbero sbloccare ulteriori 1,4 miliardi di euro di investimenti privati – potranno arrivare direttamente sotto forma di aiuti di Stato da parte dei sette Paesi membri coinvolti, che hanno notificato congiuntamente l’Ipcei denominato ‘Next Generation Cloud Infrastructure and Services’: Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Ungheria e soprattutto Italia. Perché su 19 aziende interessate, cinque sono italiane e saranno capo-fila nello sviluppo del primo ecosistema europeo di elaborazione dati interoperabile e apertamente accessibile. Tim, Reply, Tiscali, Fincantieri ed Engineering Ingegneria Informatica, sono queste le aziende attive in Italia che metteranno a terra altrettanti progetti che convergeranno in un’architettura open-source in grado di fornire servizi in tempo reale e a bassa latenza (cioè pochi millisecondi) da parte di risorse informatiche distribuite vicine all’utente, “riducendo così la necessità di trasmettere grandi volumi di dati a server cloud centralizzati”, precisa la Commisisone Ue.
I singoli progetti coprono l’intero continuum del cloud edge – dal livello software di base alle applicazioni specifiche del settore – e potranno stimolare la transizione digitale e verde dell’Unione con uno spettro di nuovi servizi per imprese e cittadini europei, dal settore dell’energia a quello marittimo o della salute. Dopo lo stanziamento degli aiuti di Stato e lo sblocco dei finanziamenti privati, le fasi di ricerca, sviluppo e prima implementazione industriale si svolgeranno tra il 2023 e il 2031, “con tempistiche variabili a seconda del progetto e delle aziende coinvolte”. Il primo risultato dell’importante progetto di interesse comune europeo – l’infrastruttura di riferimento open-source – “è previsto per la fine del 2027”. È attesa anche la creazione di almeno mille posti di lavoro diretti e indiretti altamente qualificati durante queste fasi, oltre a quelli che si innesteranno nella fase di commercializzazione.
La decisione di oggi (5 dicembre) “assicura che il sostegno pubblico sia ben mirato e sufficiente per consentire al progetto di perseguire i suoi obiettivi ambiziosi, salvaguardando al contempo la parità di condizioni e garantendo che si possano generare forti ricadute positive in tutta l’Unione”, ha commentato il commissario responsabile temporaneamente della Concorrenza, Didier Reynders. Ancora più entusiasta il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton: “Questo importante progetto di interesse comune europeo è fondamentale per realizzare innovazioni rivoluzionarie sulle tecnologie cloud ed edge che soddisfino i requisiti europei di interoperabilità, privacy dei dati, sostenibilità e sicurezza informatica”. L’obiettivo, secondo il gabinetto von der Leyen, è anche quello di “fornire le tecnologie e le soluzioni per raggiungere gli obiettivi della nostra Strategia del Decennio Digitale 2030“, in particolare l’adozione di soluzioni cloud da parte del 75 cento delle imprese comunitarie e più di 10 mila nodi edge in tutta Europa. “L’Europa rafforzerà la sua leadership innovativa nei servizi di elaborazione dati di prossima generazione”, assicura il commissario Breton.