Bruxelles – Niente variazioni, avanti con il livello dei tassi di interesse già raggiunto. Il consiglio direttivo della Banca centrale europea decide che, ancora una volta, non è il caso di rimettere mano ai tassi che restano così invariati. Le prospettive per l’inflazione migliorano, tanto è vero che rispetto alle previsioni di settembre, le attese dello staff sono riviste al ribasso. Viene fissata al 5,4 per cento nel 2023, del 2,7 per cento nel 2024, del 2,1 per cento nel 2025 e dell’1,9 per cento nel 2026. Prospettive che non giustificano un nuovo aumento, ma neppure una riduzione.
Del resto, la presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva messo le cose in chiaro in occasione della precedente riunione del board dell’Eurotower. Al massimo si rimane agli attuali livelli (tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale al 4,5 per cento, tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale rimane a quota 4,75 per cento e tasso di interesse sulla linea di deposito al 4 per cento). Di tagli non se ne parla almeno fino a luglio 2024. E lo ribadisce lei stessa. “Non abbiamo parlato di tagli“. E comunque, ribadisce Lagarde, non ci si pone orizzonti temporali. “Dipendiamo dai dati, non dal tempo“.
La presidente della BCE comunque vuole avvertire gli Stati. Le decisioni sui tassi dipendono anche dalle scelte dei governi. “Man mano che la crisi energetica si attenua, i governi dovrebbero continuare a revocare le relative misure di sostegno”. Ciò appare inevitabile. “E’ essenziale per evitare di aumentare le pressioni inflazionistiche a medio termine, che altrimenti richiederebbero una politica monetaria ancora più restrittiva“. Il che significa nuovi aumenti sui tassi.
Permane comunque l’incertezza. E’ vero che “l’inflazione è diminuita negli ultimi mesi”, ma, spiega la BCE nella nota di accompagnamento alle decisioni di fine seduta, “è probabile che si riprese temporaneamente nel breve termine”. Anche perché, ricorda Lagarde, la guerra russo-ucraina continua e la crisi in Medio Oriente non è ancora disinnescate, e queste due sono “due fattori di rischi geopolitici” che possono incedere sulla fiducia per il futuro.
Certo, ci sono ricadute sull’economia reale, dato che condizioni di finanziamento più rigorose “stanno smorzando la domanda e questo sta contribuendo a far scendere l’inflazione”, riconosce l’Eurotower. Per questo ci si attende che la crescita economica “rimanga contenuta nel breve termine”.
Avanti inoltre con le attività di reinvestimento dei principali pagamenti da titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma di acquisto di emergenza pandemico (PEPP) durante la prima metà del 2024, per poi interromperla alla fine del 2024.