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Home » Politica » L’allargamento Ue e il rebus dei fondi per la coesione: per il futuro servono più soldi

L’allargamento Ue e il rebus dei fondi per la coesione: per il futuro servono più soldi

Il gruppo di esperti che consiglia la Commissione avverte: i candidati più poveri della Bulgaria, preservare gli investimenti nelle regioni attuali

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
20 Febbraio 2024
in Politica
[foto: Comitato economico e sociale europeo]

[foto: Comitato economico e sociale europeo]

Bruxelles – Allargamento sì, ma attenzione. Da un’eventuale ulteriore espansione dell’Unione europea derivano rischi per il sostegno alle sue regioni meno sviluppate. La politica di coesione con i suoi fondi strutturali è concepita per appianare i divari tra ricchi e poveri, ma in prospettiva tutte le risorse oggi convogliate su territori più svantaggiati rischiano di ‘sparire’ a causa di Paesi più poveri di quelli che già fanno parte del blocco dei Ventisette. E’ il gruppo di alto livello per la coesione a mettere in guardia su opportunità e sfide rappresentate dall’ingresso di altri Stati nel club a dodici stelle.

Lo speciale organismo indipendente istituito con il compito di fornire indicazioni alla Commissione europea, nello speciale rapporto sul futuro delle politiche di coesione, parte proprio dalle scelte politiche assunte a livello Ue. L’Unione europea ha deciso di espandersi per includere nazioni dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia) e dell’est (Moldova, Ucraina e Georgia): “Tutti questi paesi hanno un PIL pro capite significativamente inferiore a quello della Bulgaria, che è attualmente lo Stato membro meno sviluppato dell’UE27“, evidenzia lo studio.

Una sottolineatura non da poco, specie in termini di contabilità e di bilancio. Perché il principio alla base delle politiche per le regioni è, come detto, dare di più a chi ha bisogno. I nuovi potenziali membri attireranno su di sé risorse oggi destinate ad altre. Ecco perché tra le raccomandazioni figura quella per cui l’UE deve integrare i Paesi candidati “senza compromettere gli investimenti nelle attuali regioni dell’Ue”. Per l’Italia vuol dire preservare i fondi a sostegno del Mezzogiorno, fondamentali per tentare di ridurre lo storico divario nord-sud. Risorse, nel caso specifico, di cui l’Italia ha bisogno e che vanno messe in cassaforte.

Il punto è cercare l’equilibrio tra vecchie e nuove necessità, senza tagliare le risorse che a oggi sono state garantite per la promozione delle economie locali e dei territori. “Sono pertanto necessari fondi aggiuntivi”, si scrive nel documento condotto per conto della Commissione europea. Che chiama gli Stati membri a maggiori contributi nazionali per il bilancio comune.

“Considerando l’entità delle sfide, in particolare in Ucraina, fare affidamento esclusivamente sulla politica di coesione non è sufficiente” per il futuro delle regioni europee. Ecco perché, considerando le sfide poste dall’allargamento e le necessità di ricostruzione dell’Ucraina, “l’Ue dovrà intraprendere interventi specificamente mirati, possibilmente utilizzando meccanismi ‘ad hoc’ per garantire che le questioni più urgenti e difficili come la ricostruzione siano affrontate in modo efficace”.

Tags: allargamentoBalcani occidentalicoesionefondi uepolitiche di coesioneregionisviluppo delle regioniUe

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