Bruxelles – Amazon e i suoi rappresentanti banditi dal Parlamento europeo. Scarsa disponibilità a collaborare e l’istituzione comunitaria decide di chiudere le porte al noto gigante del web. I rappresentanti del noto brand sono stati invitati a più riprese in audizione dai parlamentari europei, per discutere delle condizioni di lavoro nei magazzini Amazon. Invita declinati troppe volte, tanto che l’audizione non c’è mai stata e i questori del Parlamento europeo hanno deciso di ritirare gli accrediti. Niente più accesso in Parlamento.
BREAKING: Amazon will be banned from the European Parliament!
After weeks of mounting pressure by trade unions, civil society and Members of the European Parliament, Amazon’s lobbyists will no longer be able to access its premises.
Our reaction: https://t.co/izj0HEUybV pic.twitter.com/wXXX9bKK5U
— UNI Europa (@UNI_Europa) February 27, 2024
A dare la notizia è Uni Europa, la sigla sindacale rappresentativa dei lavoratori del settore servizi, che aveva sollevato il tema e chiesto a gran voce che l’istituzione comunitaria prendesse provvedimenti per la mancata collaborazione. Oliver Roethig, segretario regionale di UNI Europa, parla di “vittoria“. Perché, spiega, con la sua decisione “il Parlamento europeo ha tracciato una chiara linea rossa: il comportamento antidemocratico di Amazon non sarà tollerato, sia nei confronti dei sindacati che dei parlamenti”.
E’ la seconda volta nella storia del Parlamento europeo che a una lobby viene cancellato il permesso di accesso nell’istituzione. La prima volta fu nel 2017, nei confronti di Monsanto.
Esulta anche Esther Lynch, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Etuc). “Amazon si rifiuta di rispondere al Parlamento Ue, ed è giusto che le venga tolto l’accesso”. Non basta, però. Lynch invita il Parlamento europeo una linea ancora più severa. “Chiediamo che questa decisione si applichi a tutti i lobbisti di Amazon, compresi i suoi consulenti”.
Sono in totale 14 i badge ritirati. Tanti sono i lobbisti di Amazon accreditati presso l’istituzione comunitaria, spiega a Eunews la responsabile per il Lavoro e gli affari sociali del gruppo S&D, Agnes Jongerius, convinta sostenitrice dell’azione intrapresa. “Oltre a non presentarsi all’audizione hanno rifiutato due volte una delegazione della commissione Lavoro nei magazzini in Germania e Polonia“, lamenta.
L’azienda non ci sta e contrattacca. “Abbiamo ripetutamente espresso la nostra disponibilità a confrontarci con i membri della commissione Lavoro e in diverse occasioni li abbiamo invitati a visitare le nostre strutture”, fa sapere Amazon in una nota. “L’invito è ancora valido e saremmo lieti di avere l’opportunità di mostrare gli investimenti che abbiamo fatto per garantire che i nostri ambienti di lavoro siano moderni, inclusivi e sicuri”. Nella stessa nota si precisa che “Amazon partecipa regolarmente alle attività organizzate dal Parlamento Europeo e da altre istituzioni dell’Ue, comprese le audizioni parlamentari, e continua a impegnarsi a partecipare a un dialogo equilibrato e costruttivo sulle questioni che riguardano i cittadini europei”.
Per questo motivo “siamo molto delusi da questa decisione”, continua Amazon. “In qualità di azienda attiva nell’Unione Europea da oltre 25 anni e con più di 150mila dipendenti a tempo indeterminato, prendiamo molto sul serio il nostro impegno con i decisori politici a Bruxelles e in tutta Europa. Il nostro impegno continua nonostante questa decisione”.