Bruxelles – Dopo sette mesi di indagini sulla tragedia al largo di Pylos, è arrivato il responso. “Le regole attuali non consentono a Frontex di adempiere pienamente ai suoi obblighi in materia di diritti fondamentali” e l’Agenzia Ue “dipende troppo dagli Stati membri” per intervenire quando le imbarcazioni che trasportano persone migranti sono in pericolo. È questo quanto messo nero su bianco dalla Mediatrice Europea, Emily O’Reilly, pubblicando oggi (28 febbraio) le conclusioni dell’indagine lanciata a fine luglio dello scorso anno per fare luce sul ruolo di Frontex negli eventi che hanno causato la morte per annegamento di oltre 600 persone al largo di Pylos (a sud del Peloponneso) in Grecia tra il 13 e il 14 giugno 2023.
“Dobbiamo chiederci perché un’imbarcazione così evidentemente bisognosa di aiuto non l’abbia mai ricevuto, nonostante un’Agenzia dell’Ue, le autorità di due Stati membri, la società civile e le navi private fossero a conoscenza della sua esistenza”, è la denuncia della Mediatrice Europea, che riporta come – secondo i documenti ispezionati – Frontex abbia presentato “quattro diverse offerte” per assistere le autorità greche fornendo una sorveglianza aerea dell’Adriana, “ma non ha ricevuto alcuna risposta”. Tuttavia, in base alle norme attualmente in vigore Frontex non era autorizzata a recarsi sul luogo dove si trovava l’imbarcazione Adriana nei momenti critici senza il permesso delle autorità greche. A metà giugno circa 750 persone erano partite da Tobruk in Libia con destinazione Italia, ma l’imbarcazione si era ribaltata nella zona Sar di competenza delle autorità greche, senza che queste ultime conducessero alcun tipo di intervento di soccorso nonostante le segnalazioni della Guardia Costiera italiana, di Frontex e di diverse Ong.
Proprio per l’impossibilità di operare senza l’autorizzazione di Atene, i mezzi di Frontex hanno sorvolato il luogo del naufragio al largo di Pylos solo due volte. La prima alle 9:47 del 13 giugno con un aereo due ore dopo che le autorità italiane avevano lanciato l’allarme – riportando che non c’era una minaccia imminente per l’imbarcazione – e la seconda alle 4:05 del 14 giugno con un drone, a naufragio già avvenuto. Tra gli interrogativi sollevati dalla mediatrice O’Reilly ci sono anche quelli relativi al “perché le segnalazioni di sovraffollamento, l’apparente mancanza di giubbotti di salvataggio, i bambini a bordo e le possibili vittime non hanno innescato tempestivi sforzi di salvataggio che avrebbero potuto salvare centinaia di vite“. E questo non può non coinvolgere la “evidente tensione” tra gli obblighi di Frontex in materia di diritti fondamentali e il suo dovere di sostenere gli Stati membri nel controllo della gestione delle frontiere.
“Cooperare con le autorità nazionali quando si teme che esse adempiano ai loro obblighi di ricerca e salvataggio rischia di rendere l’Ue complice di azioni che violano i diritti fondamentali e costano vite umane“, è l’allarme lanciato dall’organo inter-istituzionale dell’Unione che chiede conto alle istituzioni, agli organi e alle agenzie Ue delle pratiche non in linea con i propri mandati. Un’indicazione che potrebbe spiegare anche l’atteggiamento poco trasparente della Commissione Europea nell’esitare a ricordare agli Stati membri i loro doveri di ricerca e soccorso in mare. Nonostante Frontex includa il termine ‘guardia costiera’ nel suo nome, è da rilevare che il suo attuale mandato e la sua missione “sono chiaramente inferiori” a questo obiettivo: “Se ha il dovere di aiutare a salvare vite in mare, ma mancano gli strumenti per farlo, allora è chiaramente una questione che riguarda i legislatori dell’Ue”.
Per esempio l’inchiesta della Mediatrice Europea ha dimostrato che Frontex non ha linee guida interne per l’emissione di segnali di emergenza (come le chiamate di Mayday), così come non si riesce a garantire che i controllori dei diritti fondamentali di Frontex – il responsabile dal giugno 2021 è Jonas Grimheden – siano “sufficientemente coinvolti nel processo decisionale” sulle emergenze marittime. Ecco perché le conclusioni dell’indagine vanno oltre le indicazioni solo sulla tragedia del giugno 2023 al largo delle coste di Pylos e affronta “questioni sistemiche più ampie”. In primis la necessità per le istituzioni Ue di “istituire una commissione d’inchiesta indipendente per valutare le ragioni dell’elevato numero di morti nel Mediterraneo“. E soprattutto che – mentre è in corso un’indagine del Mediatore greco sulle azioni della Guardia Costiera di Atene – “non esiste un unico meccanismo di responsabilità a livello europeo che possa indagare in modo indipendente” sul ruolo delle autorità greche, su quello di Frontex e su quello della Commissione Europea, “responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni sui diritti fondamentali previste dai Trattati dell’Ue.