Bruxelles – Sfuma a pochi giorni dall’annuncio la sfida tra i due pesi massimi della politica in Croazia, che da anni hanno monopolizzato il dibattito pubblico con il loro scontro personale e spesso sconfinato anche sul piano istituzionale. Le elezioni anticipate del 17 aprile per il rinnovo del Sabor croato (il Parlamento nazionale) dovevano vedere un testa a testa tra il primo ministro uscente, Andrej Plenković, e il presidente della Repubblica in carica, Zoran Milanović, dopo l’annuncio a sorpresa di quest’ultimo di correre come candidato premier per il Partito Socialdemocratico di Croazia (Sdp). Ma la Corte Costituzionale ha dichiarato oggi (18 marzo) incostituzionale la candidatura se non si dimetterà prima dalla carica attualmente ricoperta.
Venerdì scorso (15 marzo) Milanović aveva annunciato lo scioglimento dell’organo legislativo nazionale, convocando per il 17 aprile (un mercoledì) le urne anticipate, secondo quanto già emerso a livello istituzionale nel corso delle ultime settimane. Ma il presidente della Repubblica in carica dal 2020 e già premier tra il 2011 e il 2016 – incaricato dalla Costituzione nazionale di decidere la data in cui convocare le urne – ha sorpreso giornalisti ed elettori, rendendo nota la sua candidatura a primo ministro alla testa dei socialdemocratici croati: “Prometto un governo determinato e pulito”, ha annunciato Milanović. Il premier uscente Plenković – che è presidente dell’Unione Democratica Croata (Hdz) – aveva già anticipato che guiderà nuovamente il suo partito conservatore di centro-destra nella circoscrizione che comprende il centro della capitale Zagabria, in qualità di candidato per succedere a se stesso per il terzo mandato consecutivo dal 2016.
Il voto per il rinnovo del Parlamento era inizialmente previsto per l’autunno, ma il governo ha optato per svolgerlo prima delle europee di giugno (si voterà solo domenica 9), dando subito il via alla campagna del super-anno elettorale in Croazia: oltre alle elezioni parlamentari e a quelle europee, a dicembre si terranno anche le presidenziali, e non è da escludere che la candidatura di Milanović rispondesse a un tentativo di rimanere al potere per altri quattro anni. “Finalmente è caduta la maschera, avevamo un leader dell’opposizione nascosto e ora abbiamo un presidente calcolatore”, ha attaccato immediatamente il premier uscente Plenković. La criticità maggiore riguarda proprio il fatto che, nel candidarsi alla guida di un partito di opposizione alle elezioni, Milanović aveva messo in chiaro che non avrebbe rassegnato le dimissioni da presidente della Repubblica, ma solo se sarà nominato primo ministro. Una scelta che ha sollevato non poche perplessità tra i potenziali alleati del Partito socialdemocratico, come la sinistra ambientalista Možemo, e che è andata incontro al ‘no’ della Corte Costituzionale.
La decisione di anticipare le elezioni legislative è stata presa dopo settimane di proteste nelle maggiori città del Paese. Oltre alle pressioni crescenti da parte di singole categorie professionali per l’insoddisfazione nei confronti delle politiche dell’esecutivo di Zagabria – dagli insegnanti ai giudici e i medici per i salari, fino ai giornalisti contro le modifiche al Codice Penale per rendere un reato la pubblicazione di fughe di notizie – sono stati i partiti di centro e sinistra a catalizzare la volontà di “difendere la democrazia”. In particolare le proteste hanno riguardato la nomina di Ivan Turudić a procuratore generale con il via libera dei deputati croati (il giuramento si è svolto il 13 marzo), a causa della sua vicinanza all’Hdz e alla possibile protezione di Plenković da casi di corruzione nel caso perdesse l’immunità dopo la prossima tornata elettorale. Le opposizioni unite avevano escluso dal fronte comune i partiti di destra come i conservatori euroscettici di Most e i nazionalisti del Movimento Patriottico, dal momento in cui le loro critiche al governo uscente riguardano il fatto di non essere stato abbastanza duro sulle politiche migratorie.
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