Bruxelles – I popolari europei vivono sulle montagne russe, non solo in vista delle elezioni europee di giugno – con i mugugni crescenti sulla nomina di Ursula von der Leyen come candidata comune – ma anche a livello di stabilità dei capi di governo. Dall’Irlanda al Portogallo, in un solo giorno il Partito Popolare Europeo ha visto la nascita di un nuovo governo targato centro-destra e le dimissioni di un leader che fino a poche ore prima non sembrava particolarmente traballante. L’irlandese Leo Varadkar e il portoghese Luís Montenegro stanno vivendo due parabole agli antipodi, ma non per questo troppo diverse in termini di delicatezza della situazione politica nazionale, con ripercussioni che oggi si fanno sentire anche a Bruxelles.
Qui Irlanda
“Sono venuto per oltre 13 anni a Bruxelles ininterrottamente come ministro o come Taoiseach, c’è un momento in cui devi lasciare che vengano avanti altre persone e altre idee“, ha spiegato ai giornalisti questa mattina (21 marzo) a margine del suo ultimo Consiglio Europeo Varadkar, non lasciando trapelare nulla sulle motivazioni più politiche della scelta arrivata a sorpresa ieri (20 marzo) di fare un passo indietro da capo del governo dell’Irlanda. Rimangono le motivazioni personali – “in tutti questo anni ho avuto il privilegio di rappresentare l’Irlanda, ma non può essere per sempre” – che l’hanno portato a rinunciare anche alla carica di leader del partito di centro-destra di governo Fine Gael: “Penso che il cambiamento sia una buona cosa per il partito, per il governo e per il Paese, ora ci sarà un dibattito sulle idee, sulle politiche e sulle priorità”.
All’inizio di marzo l’esecutivo guidato da Varadkar ha subito una pesante sconfitta in due referendum di modifica alla Costituzione del 1937 (proposti proprio dalla coalizione di governo) sui riferimenti antiquati e discriminatori del ruolo delle donne e della famiglia nella società irlandese. Fino all’annuncio delle dimissioni non sembrava verosimile che le ripercussioni politiche potessero spingersi fino a questo punto, anche se per Fine Gael potrebbe non significare necessariamente la fine improvvisa del potere: Varadkar dovrebbe ora rimanere in carica temporaneamente fino alla nomina del nuovo leader di partito, che diventerà poi anche Taoiseach. L’opposizione nazionalista dello Sinn Féin chiede però con forza il ritorno anticipato alle urne (programmate per il prossimo anno), considerato anche il fatto che fra meno di 80 giorni si terranno sull’isola sia le elezioni locali sia quelle europee. Il capo di governo dimissionario ha escluso la mossa a sorpresa per puntare ad altri incarichi a livello Ue e ha reso noto che “mi candiderò nel mio collegio e mi focalizzerò anche sulle elezioni europee”.
Qui Portogallo
Per un leader Ppe che si dimette, ce n’è uno che diventa primo ministro. Dopo il voto del 10 marzo in Portogallo che ha premiato il blocco di centro-destra di Alleanza Democratica come partito più votato, il leader del Partito Social Democratico (Psd) Montenegro è stato nominato questa notte dal presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, a capo di governo e dovrebbe entrare in carica il prossimo 2 aprile. La posizione del neo-premier non è però così stabile, dal momento in cui proverà a guidare un esecutivo di minoranza (con 80 seggi), non cercando un’alleanza né con il Partito Socialista (78 seggi) né con l’estrema destra di Chega (50 seggi). Montenegro si presenterà la prossima settimana in Parlamento per cercare una modalità di portare avanti il suo lavoro: l’opzione più probabile è quella di concordare con i socialisti un programma e un gabinetto che possa essere sostenuto anche dal centro-sinistra (con un’astensione o una non-opposizione).
“Viviamo un momento cruciale per l’Europa, non vedo l’ora di lavorare insieme“, ha commentato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dopo un incontro oggi con Montenegro a margine del Consiglio Europeo (a cui partecipa verosimilmente per la sua ultima volta il premier dimissionario, António Costa): “Le auguro ogni successo come primo ministro del Portogallo, ne beneficerà l’Europa nel suo complesso”. Il nuovo premier nominato ha dato un’indicazione chiara anche alla sua stessa famiglia europea, escludendo di nuovo con forza un’alleanza con gli ultranazionalisti di Chega e resistendo alle pressioni di un gruppo di parlamentari del centro-destra che vede in questa opzione l’unica per garantire una maggioranza di governo stabile. “Se non ci sarà un accordo di governo, l’Alleanza Democratica sarà responsabile dell’instabilità che ne deriverà”, ha attaccato il leader del partito di estrema destra, André Ventura: “Continuiamo a impegnarci al massimo per raggiungere un accordo che garantisca la stabilità del Paese”.