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Home » Cronaca » Italia, frodi al Pnrr per 600 milioni: 22 arresti in maxi-inchiesta della Procura europea

Italia, frodi al Pnrr per 600 milioni: 22 arresti in maxi-inchiesta della Procura europea

L'operazione ha portato a 22 arresti tra Italia, Austria, Romania e Slovacchia. Una rete per attrarre fondi. Il Parlamento intanto avverte: speso appena il 22 per cento del totale

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
4 Aprile 2024
in Cronaca

Bruxelles – Frodi da 600 milioni di euro ai danni dell’Unione europea, per appropriazione indebita di risorse provenienti da Recovery Fund e destinate al Piano di ripresa (Pnrr) dell’Italia. L’Ufficio della procura europea (Eppo) ha smascherato un’organizzazione criminale al termine di un’inchiesta internazionale che ha portato a 22 arresti tra Italia, Austria, Slovacchia e Romania. Otto sospettati sono stati posti in custodia cautelare, mentre altri 14 sospettati sono agli arresti domiciliari e ad un contabile è stato vietato di esercitare la sua professione, fa sapere la Procura europea.

La Procura europea aveva messo nel mirino un’associazione criminale sospettata di aver messo in atto, tra il 2021 e il 2023, un piano di frode per ottenere fondi dal Pnrr italiano, dirottando dunque i fondi europei. Si presume che una rete di commercialisti, fornitori di servizi e notai abbia aiutato gli indagati ad ottenere con successo 600 milioni di euro in fondi non rimborsabili. Il blitz, se da una parte dimostra l’efficienza delle forze di polizie e i controlli, condotti in Italia e a livello internazionale, dall’altra accendi i riflettori su una delle sfide che il piano per la ripresa rappresenta per il Paese e il suo governo, chiamato a dover spendere tutto entro i termini, vale a dire 194,4 miliardi di euro entro il 2026.
L‘Italia è il principale beneficiario del programma per la ripresa post-pandemica NextGenerationEU, all’interno del quale ricade il Recovery Fund di cui oggi l’Eppo cerca di difendere le risorse. Normale che ci sia possa essere l’attenzione di malintenzionati vista la montagna di soldi che vale il programma. Che l’Italia fosse nell’occhio della giustizia era stato messo in chiaro in occasione della pubblicazione del rapporto sugli accertamenti nell’uso dei fondi del Recovery Fund, con l’Italia prima per numero di pratiche aperte. A ben vedere, a giudicare dalle perquisizioni e degli arresti. Un problema che si somma a quelli che già si riscontrano a Bruxelles.

I servizi del Parlamento europeo hanno fatto il punto della situazione in studio sull’attuazione del Pnrr in Italia, ed emergono delle criticità. Alla fine del 2023 risulta che l’Italia aveva speso 43 miliardi di euro, ovvero il 22 per cento delle risorse dell’Ue disponibili per il suo Piano nazionale per la ripresa, “il che suggerisce l’importanza del periodo fino all’agosto 2026 per la piena attuazione, anche delle sue misure di investimento”. L’Italia appare in ritardo sulla tabella di marcia, e il governo Meloni deve accelerare.

Sì, proprio l’esecutivo. Perché gli analisti vedono nel potere centrale la chiave per il successo delle riforme e degli investimenti, in assenza di un’amministrazione locale considerata non all’altezza. “Nel contesto di un’amministrazione pubblica ancora percepita come meno efficiente rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE, l’attuazione dei progetti correlati è stata considerata in ritardo rispetto ai tempi previsti“, avverte lo studio. Secondo i realizzatori dello studio, “ponendo una maggiore attenzione ai progetti di grandi dimensioni e gestiti a livello centrale, si prevede che la revisione del Pnrr del 2023 aumenterà la probabilità di una piena attuazione”.

Tags: governo meloniitaliaPNRRrecovery fundUe

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