Bruxelles – Estendere le esenzioni amministrative già previste per le piccole e medie imprese europee alle aziende che contano fino a 500 dipendenti. E introdurre dei meccanismi che vincolino una parte significativa degli appalti europei alla preferenza per imprese che provengono dai 27 Paesi membri. Dalla riunione trilaterale tra le tre maggiori economie del blocco – Francia, Germania e Italia – arriva l’appello per passare “da un’economia dei consumatori ad un’economia dei produttori”.
Le due proposte sono state messe sul tavolo da Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale. Ad ascoltarlo, nell’Hangar Y di Meudon alle porte di Parigi, Robert Habeck, ministro tedesco dell’Economia e dell’Azione per il Clima, e Adolfo Urso, ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy. I tre hanno riconosciuto “la necessità di un’azione urgente per sbloccare il potenziale tecnologico e innovativo delle imprese europee”, si legge nella dichiarazione congiunta redatta al termine dei lavori.
La ricetta discussa dai ministri di Parigi, Berlino e Roma prevede di “combinare un sostegno ben mirato alle industrie strategiche, promuovendo al contempo un elevato livello di concorrenza nel mercato unico e riducendo gli oneri burocratici”. L’imperativo da perseguire è che “l’Europa deve rimanere una potenza industriale”, il principio di fondo rimane il piano industriale del Green Deal.
Per “liberare il pieno potenziale” dei produttori di tutta Europa, in linea con quanto già previsto dalla Commissione europea travolta dalle proteste degli agricoltori, il primo punto è “eliminare in modo ambizioso gli oneri amministrativi inutili“. Semplificare, accelerare le procedure per quanto riguarda l’accesso ai programmi di finanziamento europei e agli aiuti di Stato, in particolare per le Pmi. Ridurre gli obblighi di rendicontazione e – su proposta di Le Maire – ampliare la definizione di Pmi per estendere le esenzioni alle imprese fino ai 500 dipendenti.
“Uno dei principali pilastri di questa strategia è la semplificazione e la riduzione della burocrazia. Le norme sono costose”, ha confermato il ministro francese. Il secondo pilastro è garantire un’ambiente fertile per investimenti pubblici e privati, chiave per il successo della doppia transizione verde e digitale. Le tre capitali più facoltose insistono per avvicinarsi alla realizzazione dell’Unione europea dei mercati dei capitali, ma anche per rendere più facili le procedure per l’approvazione degli aiuti di Stato. In particolare in modo da fornire un sostegno mirato alle imprese nel processo di transizione e ai settori industriali più strategici.
Per assicurare una base economica “forte e resiliente” al proseguimento della doppia transizione, la terza strada da percorrere è garantire “una concorrenza efficace nel mercato unico e affrontare adeguatamente i problemi strutturali della concorrenza nel contesto globale”. In questo contesto, Parigi ha avanzato la seconda proposta, che prevederebbe di introdurre un meccanismo di preferenza a una parte significativa degli appalti europei alle imprese europee. La politica industriale europea “deve tutelare la produzione e i lavoratori europei dalla concorrenza sleale e dalla competizione stressante che viene dall’Asia e dagli Stati Uniti, che hanno realizzato delle misure protezionistiche molto importanti che impattano sul sistema europeo”, ha dichiarato Urso a margine della riunione. Roma condivide “tutte quelle misure che possono consentire di passare dall’Europa dei consumatori all’Europa dei produttori”, tra cui l’ipotesi di un vantaggio competitivo per le imprese del blocco nelle gare di appalto.