Alla fine della scorsa settimana Eunews, per primo, ha lanciato in rete la foto di un discutibile poster che un giornale europeo, Politico, ha usato, tra gli altri, per pubblicizzare il dibattito tra i candidati presidente della Commissione europea di questa sera (29 aprile) a Maastricht, nei Paesi Bassi.
Le reazioni in rete sono state migliaia, in particolare da parte di “leoni da tastiera” anti Unione europea, che hanno attaccato “Bruxelles” in maniera piuttosto veemente. Tra questi alcuni hanno chiesto di sapere se il dibattito è stato organizzato anche con fondi dell’Unione europea destinati alla comunicazione, e un deputato europeo della Lega, Marco Zanni, ha promesso che avrebbe presentato un’interrogazione al proposito.
Ecco, questo è un approccio molto pericoloso. Alcune istituzioni dell’Unione europea finanziano la comunicazione, e dunque anche la stampa alle volte, così come finanziano anche la produzione di film, è vero. C’è però una regola di base in questi finanziamenti, la cui origine è proprio nei Trattati europei, ed è che i finanziati, cioè i giornali, i registi, chi riceve insomma i soldi dall’Unione, continuano a fare il proprio mestiere, e dunque scrivono quel che vogliono, esprimono le opinioni che vogliono, con il solo limite di non diffondere disinformazione o fake news, fenomeni per combattere i quali, tra l’altro, le istituzioni europee hanno altri canali di finanziamento e di intervento.
Sarebbe contro le più elementari regole della democrazia, e dunque anche del rispetto dei cittadini e dei lettori, che la stampa fosse economicamente vincolata a “parlare bene” dell’istituzione pubblica che elargisce i finanziamenti. Anche in Italia il governo distribuisce finanziamenti ad alcuni tipi di testate, e questo avviene per tutte le testate, in proporzione alla loro dimensione, diffusione, numero di giornalisti, insomma, un certo numero di criteri dai quali è sempre esclusa l’opinione. Cioè ti finanzio perché tu scriva di energia, ad esempio, secondo alcune condizioni quantitative e diffusionali, ma non sindacherò mai, in questa fase, ciò che scriverai (se questo, ovviamente, e all’interno della legalità!). Poi dopo magari un esponente del governo o dell’opposizione critica la singola testata che ha ricevuto finanziamenti perché esprime una posizione politica sgradita, ma questo è, con tutta evidenza, un altro piano.
La stampa “libera e democratica” è alla base del nostro vivere civile e del mantenimento di una democrazia sana (quando ci si riesce), non può essere regolata da “veline” delle autorità.
Dunque benissimo le critiche al manifesto di Politico molto critico sull’Italia, ma spero che, se anche si scoprisse che l’evento di Maastricht è stato finanziato da soldi pubblici, questo non porti ad alcuna considerazione sul diritto di Politico e di altre testate di continuare a dire ciò che ritiene più opportuno. E’ anche grazie a questa libertà che le maggioranze politiche cambiano, che chi ha passato anni, o anche decenni, all’opposizione ad un certo punto si trova al governo. Spero che non si voglia chiudere questo cammino (che è ciclico) una volta che il governo è quello che si desiderava.