Bruxelles – Tornano le enormi manifestazioni di piazza in Ungheria contro il primo ministro Viktor Orbán, ma questa volta alla loro testa c’è una personalità politica che si sta ritagliando uno spazio sempre più ampio di consenso nel Paese in vista delle elezioni europee di giugno. Péter Magyar, ex-dirigente del partito al potere Fidesz e politico di spicco del partito centrista Rispetto e Libertà (Tisza), ha radunato ieri (5 maggio) a Debrecen, la seconda città del Paese, circa diecimila persone per lanciare la sua campagna elettorale in vista del voto del 9 giugno in cui tenterà di insidiare il padre/padrone dell’Ungheria e mettere i bastoni tra le ruote al governo semi-autoritario alle urne.
Quella di ieri a Debrecen è stata la tappa culminante del tour di Magyar nel cuore rurale dell’Ungheria, in cui si è visto per la prima volta il sostegno popolare conquistato dal neo-leader dell’opposizione a Orbán – dopo il fallimento alle elezioni del 2022 della larghissima coalizione guidata da Péter Márki-Zay – in meno di tre mesi dall’annuncio della discesa in campo contro la corruzione del partito al potere. “Oggi la stragrande maggioranza della popolazione è stanca dell’élite al potere, dell’odio, dell’apatia, della propaganda e delle divisioni”, il nuovo astro nascente della politica ungherese ha aizzato così i manifestanti contro il “radicato Stato mafioso” messo in piedi dal partito a cui ha aderito fino a inizio di quest’anno. Il partito centrista fondato nel 2021 e a cui Magyar si è unito da marzo di quest’anno si presenterà con 12 candidati alle elezioni europee, con lo stesso Magyar capolista (oltre a quattro candidati in corsa alle amministrative della capitale Budapest in programma lo stesso giorno).
Non è la prima volta che un politico si mette alla testa di una forza politica con l’obiettivo dichiarato di sconfiggere alle urne il premier in carica ininterrottamente dal 29 maggio 2010. Ma proprio quanto andato in scena a Debrecen, roccaforte storica di Fidesz, dimostra che questa volta potrebbe muoversi qualcosa di molto pericoloso per la tenuta del potere di Orbán, a partire dalle campagne ungheresi dove la popolarità del primo ministro e del suo partito ha sempre frenato le spinte più progressiste della capitale. Dopo aver visitato decine di villaggi, paesi e città rurali, Magyar ha dimostrato di essere in grado di mobilitare una quota considerevole di sostenitori là dove quasi nessun altro sfidante di Orbán era mai riuscito. “Per 14 anni abbiamo sentito dire dall’opposizione che è impossibile in queste circostanze sconfiggere Orbán, che non vale la pena di recarsi nelle campagne, che non si possono abbattere i muri della propaganda, e invece guardatevi attorno”, ha continuato il nuovo leader della forza centrista Tisza, che ora i sondaggi danno al 23 per cento delle preferenze, appena dietro alla coalizione tra Partito Socialista, Verdi e Coalizione Democratica (24 per cento), e con Fidesz in caduta libera al 42 per cento (rispetto al 53 delle elezioni nazionali del 2022).
L’Ungheria alla sfida Orbán-Magyar
Avvocato 43enne, Magyar ha fatto la sua comparsa sulla scena politica nel 2010 – dopo la vittoria di Fidesz alle elezioni del 2010 – con la sua nomina a funzionario del Ministero degli Affari Esteri e poi nella rappresentanza permanente dell’Ungheria presso l’Unione Europea in coincidenza della presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’Ue nel primo semestre del 2011. Nel 2015 è stato assunto dall’Ufficio del Primo Ministro e tre anni più tardi è stato nominato nel direttivo della società statale Mfb (Hungarian Development Bank). Nonostante la sua lunga carriera come membro della dirigenza di Fidesz, in tutti questi anni Magyar è rimasto pressoché sconosciuto, o tutt’al più ricordato come il marito (ex dal 2023) della ministra della Giustizia (dimissionaria) Judit Varga.
È da metà febbraio di quest’anno che per Magyar è iniziata la ribalta politica, in corrispondenza di uno scandalo che ha travolto proprio l’ex-moglie ministra della Giustizia insieme all’allora presidente della Repubblica, Katalin Novàk. Tutto era scaturito dalla grazia concessa lo scorso anno al vicedirettore di un orfanotrofio statale, che era stato incarcerato per aver coperto una serie di abusi sessuali sui minori nella struttura: la notizia è diventata di dominio pubblico solo all’inizio di quest’anno, scatenando l’indignazione popolare ed enormi proteste di piazza (prive di una guida politica). È così che la pressione dell’opinione pubblica ha costretto alle dimissioni entrambe le dirette responsabili – ed entrambe strette alleate di Orbán – prima dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, Tamas Sulyok. A strettissimo giro Magyar ha annunciato pubblicamente le sue dimissioni dai consigli di amministrazione di due aziende statali (e la rinuncia all’incarico in una terza) oltre all’addio a Fidesz, dichiarando lotta senza quartiere al governo Orbán.
Con la pubblicazione di alcune registrazioni risalenti al 2023 dell’allora ministra Varga – da cui emerge che alcuni importanti membri del gabinetto Orbán abbiano fatto eliminare prove da dossier giudiziari per far sparire il proprio coinvolgimento in casi di corruzione – la nuova figura politica di opposizione ha iniziato a impostare con anticipo la campagna elettorale sul piano dell’anti-corruzione, mostrando anche ottime capacità oratorie e una visione strategica sul territorio ereditata da anni di militanza in Fidesz. Lo scorso 15 marzo Magyar ha tenuto un comizio a Budapest per annunciare la formazione di un nuovo partito, cosa che poi non è avvenuta per la scadenza già sopraggiunta del termine per la registrazione alle elezioni europee di giugno (tre giorni prima). È così che a metà aprile il politico ha annunciato il suo ingresso in Tisza, assumendone la vicepresidenza e riconoscendo la sua vicinanza di vedute politiche centriste e anti-corruzione. In questo inizio di campagna elettorale Magyar ha affermato a più riprese di ispirarsi al presidente francese, Emmanuel Macron, e ha impostato la sua comunicazione sui social media attraverso la condivisione di momenti di vita quotidiana con i cittadini ungheresi, per esempio mentre si stira la camicia.