Bruxelles – Le guerre in Ucraina e in Medioriente, le tensioni nel mar Rosso con gli attacchi degli Houthi, il possibile disimpegno statunitense (soprattutto in caso di un nuovo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca) e la minaccia cinese hanno spinto l’Unione europea a interrogarsi su quale sia lo stato della propria difesa. I Paesi dell’Unione non conoscono la guerra all’interno dei propri confini dalla fine del secondo conflitto mondiale, ma l’attuale situazione geopolitica sta spingendo a riconsiderare i propri sistemi e meccanismi di difesa.
Alla vigilia del voto per il prossimo Parlamento europeo (6-9 giugno) i partiti hanno presentato i propri programmi (ad esclusione di Id: identità e democrazia). In ognuno di questi i temi della difesa e dei finanziamenti al settore ricoprono una parte importante. Le ricette e le aspettative per la prossima legislatura sono, ovviamente, diverse a seconda del partito. Un fatto però emerge da tutti i programmi: la pace è in pericolo e bisogna tutelarla.
La via verso l’esercito europeo del partito Popolare europeo (Ppe)
Un’Europa forte non può prescindere da un’Europa sicura. Per i popolari la Nato rimane un’alleanza fondamentale per garantire la pace e la sicurezza dei Paesi membri e, come avvenuto per Svezia e Finlandia, il partito si dichiara a favore di futuri allargamenti. La riflessione sulla difesa europea però non può essere derogata completamente al Patto atlantico: il Parlamento europeo, si legge nel manifesto del Ppe, ha già intrapreso i primi passi verso una nuova politica di difesa comune. In questa direzione l’Ue ha finanziando programmi per il rafforzamento dell’industria di difesa europea.
Questo però non è che un primo step, verso l’obbiettivo di creare un esercito europeo. I popolari hanno fissato una road map di tre punti che mira ad ottenere una forza militare europea che rispetti gli standard Nato e che possa integrarsi alle forze dei singoli Stati in caso di necessità. In quest’ottica il primo passo riguarda l’acquisto di materiali comuni, preferibilmente da industrie europee, che possano essere intercambiabili tra le forze armate dei singoli stati membri. Inoltre l’Ue dovrebbe investire su programmi di difesa 2.0 per poter rispondere alle sfide provenienti dal web ed in ambito di cybersicurezza.
Un altro step importante per il Ppe è l’istituzione di un commissario per la Difesa e la sicurezza. Il compito di questa nuova carica dovrebbe essere quello di coordinare meglio i ministri nazionali in un’ottica di migliore organizzazione tra gli Stati e di uniformazione dei sistemi di difesa. In aggiunta bisognerebbe prevedere la creazione di un bilancio dedicato alla sicurezza all’interno del quadro finanziario pluriennale (Qfp). Compiuti questi passi l’Europa, secondo il partito Popolare, dovrebbe essere pronta per la nascita di un proprio esercito. La nuova forza armata agirebbe in coordinazione con i contingenti Nato e dei singoli Paesi, e dovrebbe avere una capacità di dispiegamento rapida in caso di necessità.
La cooperazione internazionale per i socialisti è fondamentale
In materia di difesa, il primo passo da compiere per i Socialisti europei (Pse) è potenziare il settore della produzione industriale attraverso degli investimenti mirati. Uniformare e produrre le proprie attrezzature belliche sarebbe un grande passo avanti per l’Unione. La Nato rimane un partner affidabile e, secondo quanto si legge nel manifesto dei Socialisti, bisogna incoraggiare una maggiore coordinazione tra le truppe del patto atlantico e quelle degli Stati membri.
I Socialisti giudicano positivamente il percorso fatto nel cercare di aumentare gli investimenti destinati alle industrie europee del settore della difesa. L’aiuto economico però non si deve fermare, ma anzi va implementato: serve una spesa più intelligente con processi d’appalto europei, oltre a migliorare la mobilità militare. La ricerca di un’autonomia strategica da parte dell’Ue non significa che l’Europa agisca da sola. Una sicurezza e una difesa più forte dell’Unione europea equivale ad avere una Nato più forte. I socialisti però non toccano il tema dell’esercito europeo.
Non solo, i socialisti guardano anche oltre i confini dell’Ue: “La capacità autonoma dell’Unione di svolgere missioni in tutto il mondo, che contribuiscono alla pace e alla sicurezza globali, deve essere ulteriormente rafforzata, in particolare nel contesto delle operazioni di prevenzione dei conflitti, mediazione e costruzione della pace.”
Renew: difesa, difesa, difesa
Per i liberali è come un mantra, tant’è che “difesa, difesa, difesa” è anche il titolo con cui si apre l’elenco delle dieci priorità elettorali. Renew ricorda che: “La pace tra gli europei è la più grande conquista dell’Ue e la pietra angolare della nostra prosperità.” Proprio per questo motivo l’Unione europea deve essere collettivamente preparata a proteggere la pace nel continente. Nel testo non è esplicita la creazione di un esercito europeo, ma la si può leggere tra le righe: “Dobbiamo rafforzare la difesa dell’Unione in modo che sia la Nato sia l’Europa siano rafforzate”. Per raggiungere questi obiettivi, secondo Renew, è fondamentale investire maggiormente nella produzione europea. Nel manifesto si ricorda come gli investimenti nel settore della difesa porteranno posti di lavoro in Ue e una conseguente crescita economica.
Per i Verdi un’Europa più forte è un’Europa decarbonizzata
I Verdi sostengono che la forza dell’Ue oltre nel mantenere la pace si deve vedere nel saper guidare la transizione ecologica. Nel manifesto emerge che: “Pace, prosperità e sostenibilità vanno di pari passo. Il mondo non può averne uno, mentre ne ignora un altro.” Per i verdi l’Ue deve essere in grado di difendere i propri valori di democrazia e uguaglianza nella sfida che arriva dai regimi autoritari e dittatoriali.
L’Unione europea deve dialogare sui tavoli internazionali per garantire stabilità e sicurezza. In quest’ottica la transizione verde offre all’Ue la possibilità di essere il modello per gli altri Paesi sia nella decarbonizzazione sia nella ricerca della pace. I Verdi sostengono che: “La transizione ecologica dell’Europa è sia uno strumento geopolitico che una responsabilità globale.” Così “la diplomazia climatica e la cooperazione sulle tecnologie verdi e sugli investimenti sono fondamentali per il modo in cui affronteremo il mondo”.
Ecr: Sì a più investimenti ma no all’esercito comune
Per Ecr, l’eurogruppo dei Conservatori e dei Riformisti, il primo passo per rilanciare il sistema di difesa europeo è finanziare le aziende del settore per produrre nell’Ue. La guerra d’invasione mossa dalla Russia all’Ucraina, si legge nel manifesto, impone all’Unione di continuare a fornire materiale bellico a Kiev. Per questo motivo è necessario rinforzare la collaborazione con la Nato e spingere i Paesi a spendere maggiormente per la difesa.
Congiuntamente, secondo l’Ecr l’esercito europeo è una riforma inutile che porterebbe più danni che benefici: le forze armate dei Ventisette Paesi hanno le loro specificità e legarle ad un modello unico non porterebbe alcun vantaggio. Secondo i conservatori è sufficiente la Nato come garanzia di sicurezza. Quello che possono fare i Paesi dell’Ue è investire maggiormente nella ricerca in ambito militare e presidiare maggiormente i propri confini per evitare infiltrazioni terroristiche.
Per la Sinistra l’obiettivo è fermare la corsa al riarmo dell’Europa
Il partito la Sinistra condanna l’aggressione russa all’Ucraina e supporta pienamente la sinistra israeliana nel chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza. Oltre a questo, nel manifesto proposto in vista delle prossime elezioni, viene ribadita la necessità di fermare il riarmo in Europa. La Sinistra si schiera contro ogni allargamento della Nato, che è letto come un ulteriore motivo di frizioni nel mondo e non aiuto la ricerca della pace. Nel 2025 si terrà il cinquantesimo anniversario dalla Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione (Osce), questa occasione dovrà servire per ricordare e rilanciare il concetto di sicurezza comune europea basata sul dialogo.
La sicurezza deve fondarsi, secondo la Sinistra, sulla pace e non sulle armi. Il partito nello specifico richiede la risoluzione dei conflitti ‘addormentati’ presenti in Europa come la riunione del popolo irlandese fuori dall’imperialismo inglese e il ritiro dell’occupante turco da Cipro nord. Infine viene chiesto di ridurre la diffusione delle armi di distruzione di massa e diminuire la percentuale del Pil che gli Stati spendono in armamenti.