Bruxelles – In una lettera congiunta inviata a tutti i ministri dell’Ambiente dei 27 Paesi Ue, 11 Stati membri – Irlanda, Germania, Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Estonia, Lituania, Danimarca, Slovenia e Cipro – hanno chiesto di dare il via libera definitivo alla legge europea sul ripristino della natura nella prossima riunione del Consiglio Ue Ambiente del 17 giugno.
Il regolamento che pone l’ambizioso obiettivo di riportare almeno il 20 per cento delle terre e dei mari europei allo stato originale entro il decennio è una delle colonne portanti del Green Deal ed è diventata anche una delle sue spine nel fianco. Dopo l’accordo provvisorio tra Eurocamera e Consiglio dell’Ue di novembre, il via libera dei rappresentanti permanenti dei Paesi membri e l’approvazione formale del testo finale da parte dell’Eurocamera il 26 febbraio, manca solo l’approvazione formale dei ministri dei 27. Ma finora, la presidenza belga del Consiglio dell’Ue non è riuscita a mettere insieme la maggioranza qualificata di 15 Stati membri – che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione europea – necessaria per il via libera definitivo alla legge.
“La continua assenza di una maggioranza qualificata per l’accordo provvisorio attentamente negoziato sulla legge sul ripristino della natura è molto preoccupante. Un simile passo indietro sui compromessi precedentemente concordati, frutto di lunghi mesi di negoziati, mette a rischio le nostre istituzioni democratiche e mette in discussione il processo decisionale dell’Ue”, denunciano gli 11 nella lettera. L’ultimo tentativo, lo scorso 25 marzo, ha certificato l’assenza di margini per l’approvazione, con Svezia, Italia e Paesi Bassi che continuano a opporsi strenuamente alla legge, mentre Finlandia, Polonia, Belgio, Austria e Ungheria hanno scelto di astenersi.
Gli 11 Paesi che spingono per l’approvazione sottolineano che il Consiglio deve agire “come colegislatore affidabile e degno di fiducia, in uno spirito di sincera cooperazione tra le istituzioni europee”. Troppo spesso in questi ultimi mesi di legislatura i 27 hanno cercato di affossare accordi già negoziati con l’Eurocamera: è successo con la direttiva sui diritti dei lavoratori digitali e con quella sulla due diligence aziendale.
L’accordo sulla legge sul ripristino della natura è peraltro già frutto di compromessi con i governi nazionali, un accordo che ha incluso alcune delle flessibilità che gli Stati membri hanno chiesto e un approccio graduale all’adempimento degli obiettivi. Ad esempio, date le preoccupazioni di entrambi i co-legislatori sugli effetti della normativa sulla sicurezza alimentare, l’accordo finale ha previsto un ‘freno di emergenza’, fissando al 2033 la data per la Commissione per rivedere e valutare l’applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori agricolo, della pesca e forestale, nonché i suoi effetti socioeconomici più ampi. E ha introdotto la possibilità di sospendere l’attuazione delle disposizioni del regolamento relative agli ecosistemi agricoli fino a un anno tramite un atto di esecuzione, in caso di “eventi imprevedibili ed eccezionali fuori dal controllo dell’Ue e con gravi conseguenze a livello comunitario per la sicurezza alimentare”.
Il fallimento su questo ambizioso regolamento sarebbe un duro colpo alla credibilità dell’Unione nei consessi sulla lotta ai cambiamenti climatici. “Saremo costretti a recarci alla alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità che si terrà a Cali, in Colombia, nell’ottobre di quest’anno, e dire che ci stiamo sottraendo alle promesse internazionali di proteggere le nostre terre e i nostri mari“, fanno notare gli 11 Paesi Ue nella lettera. L’Europa non solo “si è assunta l’impegno di essere un leader globale nel ripristino della natura”, ma è anche “il continente che si sta riscaldando più rapidamente e sta affrontando impatti senza precedenti dovuti all’intreccio tra natura e crisi climatiche”. Ecco perché, prosegue la lettera, “il ripristino degli ecosistemi è essenziale per mitigare e adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e per salvaguardare la sicurezza alimentare europea”.