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Home » Economia » Debito e pensioni frenano l’economia dell’Italia. E l’Ue critica il Superbonus

Debito e pensioni frenano l’economia dell’Italia. E l’Ue critica il Superbonus

Le previsioni economiche di primavera della Commissione evidenziano i limiti di un Paese a cui si chiedono implicitamente dei corretti. Gentiloni: "Superbonus pericoloso, ma non c'è un rischio Grecia. Bene la marcia indietro"

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
15 Maggio 2024
in Economia

Bruxelles – Complice un’Europa in sofferenza, sia pur in timida ripresa, l’Italia nel 2024 avrà ritmi di crescita migliori di altri (0,9 per cento), e nel 2025 eviterà di vestire la maglia nera per andamento di Prodotto interno lordo (1,1 per cento, con il Pil tedesco all’1 per cento a fare peggio). Ma le previsioni economiche di primavera della Commissione europea per il sistema Paese non sono proprio tutte rose e fiori. A iniziare dai conti pubblici. Il debito pubblico esploderà nel 2025.

L’esecutivo comunitario, rispetto alle previsioni autunnali, rivede il rapporto debito/Pil al ribasso per 2023 e 2024, rispettivamente al 137,3 per cento (rispetto al 139,8 per cento) e 138,6 per cento (anziché 140,6 per cento). Ma aggiunge quasi un punto per il 2025, dove si attende un debito al 141,7 del Pil  e non più del 140,9 per cento. Questo si va ad aggiungere ad una situazione di deficit tale da portare il Paese ad una procedura per disavanzi eccessivi. Il 7,4 per cento verrà ridotto al 4,4 alla fine di quest’anno, per poi risalire al 4,7 per cento il prossimo.

Nel caso italiano, rileva Bruxelles, la crescita della spesa primaria corrente è trainata dall’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, ancora elevata, del 2023 e dal rinnovo dei salari pubblici nel 2022-2024, in parte compensata da alcuni risparmi derivanti dalla revisione della spesa (0,1 per cento del Pil). Inoltre pesano le decisioni di politica monetaria. “Si prevede che l’aumento dei tassi di interesse sulle nuove emissioni obbligazionarie spingerà i pagamenti degli interessi al 4 per cento del Pil.

C’è poi l’affondo sul superbonus. L’esecutivo comunitario ritiene che in futuro l’aggiustamento stock-flussi svolgerà un ruolo importante nell’evoluzione del debito, poiché i crediti d’imposta per la ristrutturazione delle abitazioni, che erano già stati registrati secondo il principio della competenza nel disavanzo, inizieranno a riflettersi pienamente nel flusso di cassa: “Insieme a un differenziale di tasso di interesse-crescita meno favorevole, si prevede che porterà a un aumento del rapporto debito/PIL al 141,7 per cento PIL entro il 2025″.

Ben venga quindi la retromarcia del governo e l’intenzione di tagliarlo. “Non siamo di fronte a un rischio Grecia, ma essendo andato fuori controllo fa bene il governo a correre ai ripari”, taglia corto il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. “Se questa misura mostra di essere fuori controllo, credo opportuno darci un taglio”, considerando come “dal punto di vista dei conti pubblici italiani la misura si è dimostrato molto pericolosa” per un Paese che oltretutto ha già un debito alto.

A proposito di debito, anche qui il commissario per l’Economia ha qualcosa da dire. “Sul debito noi vediamo una crescita maggiore perché non contiamo l’annuncio sulle privatizzazioni di asset pubblici per lo 0,7 per cento, per cui la Commissione non dispone di dettagli per fare le considerazioni del caso”.

Tags: conti pubblicidebitodeficitgoverno meloniitaliapensioniPrevisioni economiche di primaverasuperbonus

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