Bruxelles – Se non sarà una resa dei conti, poco ci manca. I liberali di Renew Europe si avvicinano a un voto che rischia di metterli spalle al muro al Parlamento Europeo nella prossima legislatura, non solo per il rischio di una batosta alle urne, ma soprattutto per il momento di riflessione interna a cui saranno chiamati già dal 10 giugno sul comportamento dei partiti nazionali aderenti. Tra fuoriuscite spontanee e possibili espulsioni per le alleanze con l’estrema destra – respinte a livello europeo, ma sdoganate già in tre Paesi membri – il giorno successivo alle elezioni europee si prospetta infuocato dentro il nuovo gruppo dei liberali europei.
Tutta l’attenzione sarà inevitabilmente rivolta a quanto sta accadendo nei Paesi Bassi, dove i liberali del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd) hanno dato il semaforo verde a un governo con il partito di estrema destra anti-migrazione, anti-islamico e fortemente euroscettico Pvv (Partito per la Libertà). “È un grave errore se a livello nazionale si inizia a instaurare un dialogo con l’estrema destra“, aveva messo in chiaro il segretario generale del Partito Democratico Europeo, Sandro Gozi (uno dei tre candidati comuni per la campagna Renew Europe Now) nel corso dell’Eurovision Debate 2024 al Parlamento Ue tra gli Spitzenkandidaten. Proprio Gozi aveva reso noto che la questione della possibile espulsione del Pvv dal gruppo di Renew Europe “sarà discussa il 10 giugno come primo punto all’ordine del giorno” dopo le elezioni europee, “poi decideremo democraticamente, e non ci vorranno anni come il Ppe su Viktor Orbán o il Pes su Robert Fico“.
Va ricordato che i liberali europei hanno preso una posizione molto chiara sulla questione delle alleanze a Bruxelles e nelle 27 capitali, già a partire dal lancio della campagna elettorale. Inoltre a inizio maggio i leader di Renew Europe, dell’Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), dei Verdi/Ale e della Sinistra hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui si impegnavano a non entrare in coalizioni con l’estrema destra “a qualsiasi livello”. La scelta di campo è stata ribadita senza sfumature da parte dello stesso Gozi a proposito del fatto che dalle intenzioni dei liberali dipenderà il futuro di uno slittamento delle alleanze verso destra: “Non capisco come il Ppe sia disposto a collaborare con Vox, Meloni ed Ecr, che vogliono smantellare l’Europa dall’interno, più il Ppe si avvicina a Meloni ed Ecr, più si allontana da noi“, ha chiuso la porta il segretario generale del Partito Democratico Europeo allo scenario di un’intesa post-elezioni europee tra Renew Europe, Partito Popolare Europeo e Conservatori e Riformisti Europei.
Il fatto è che una decisione di espulsione del partito olandese aderente alla famiglia europea dell’Alde (Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa) potrebbe scatenare un effetto domino imprevedibile. Perché lo tesso tipo di alleanza sta reggendo il governo finlandese da quasi un anno, con il Partito Popolare Svedese di Finlandia (membro dell’Alde) come partner di minoranza di un esecutivo composto dai conservatori del Partito di Coalizione Nazionale e l’estrema destra dei Veri Finlandesi. In posizione leggermente meno precaria – ma comunque non del tutto fuori dalle critiche a Bruxelles – sono i Liberali svedesi (membri dell’Alde), che dall’ottobre 2022 sono al governo a Stoccolma con Moderati e Democratici Cristiani (entrambi parte del Ppe) ma con il sostegno esterno vitale da parte dell’estrema destra dei Democratici svedesi.
A questo si deve aggiungere il grande punto di domanda sui cechi di Ano 2011 (Azione dei Cittadini Insoddisfatti), partito populista di orientamento liberal-conservatore e membro della famiglia europea dell’Alde, il cui leader è l’ex-premier Andrej Babiš. Proprio Babiš – ben conosciuto a Bruxelles soprattutto per i suoi conflitti di interesse quando era primo ministro della Repubblica Ceca tra il 2017 e il 2021 – ha ventilato in un’intervista per il quotidiano ceco Deník la possibilità di uscire dal gruppo di Renew Europe al Parlamento Ue dopo le elezioni europee, in polemica con il partito francese Renaissance sulla questione della politica migratoria: “Non sappiamo in quale gruppo politico finiremo“, ha minacciato il leader di Ano 2011.
In questo scenario di incertezza tra possibili espulsioni e fuoriuscite, dovranno essere considerati i numeri su cui potranno contare i liberali europei per proseguire l’esperimento politico di Renew Europe, iniziato al Parlamento Europeo nel 2019. Al momento i sondaggi li danno in calo a 76 eurodeputati (rispetto ai 102 attuali), insidiati da vicino dal gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (75) e da quello di estrema destra di Identità e Democrazia (69). I cechi di Ano potrebbero eleggerne 7/8 (con il 32 per cento), i Liberali svedesi 1 (sul filo della soglia di sbarramento al 4 per cento), il Partito Popolare Svedese di Finlandia rischia di andare in bianco (al 3 per cento), mentre gli olandesi del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia dovrebbero confermare i loro 4 eurodeputati (con il 13 per cento). Un totale di 13 membri (su 76) di cui, va detto, sarebbe molto difficile privarsi per un gruppo che rischia già un’emorragia di voti alle urne.
Renew Europe in Italia
Renew Europe in Italia interessa tre partiti del centro liberale: +Europa (membro di Alde), Azione e Italia Viva (membri del Pde). A proposito dei partiti guidati rispettivamente da Carlo Calenda e Matteo Renzi, in occasione delle elezioni politiche italiane del settembre 2022 il cosiddetto terzo polo aveva deciso di richiamarsi alla propria identità europea, inserendo nel simbolo dell’accordo elettorale tra Azione e Italia Viva il riferimento a Renew Europe. L’esperimento è poi continuato nei mesi successivi, fino alla rottura di aprile 2023 tra i due leader, proprio nel momento in cui si stava discutendo della carta dei valori, del programma e del nome del partito unico. Fonti di peso all’interno della delegazione italiana di Renew Europe al Parlamento Ue allora avevano riferito a Eunews che ci sarebbe stato un riferimento al gruppo liberale, ma che l’orientamento era verso un nome più italiano rispetto a ‘Renew Italia’.
Italia Viva aderisce al gruppo Renew Europe dal 12 febbraio 2020, dopo la fuoriuscita prima dell’eurodeputato e oggi capo-delegazione del terzo polo nel gruppo, Nicola Danti (subentrato il 5 settembre dell’anno precedente a Roberto Gualtieri, nominato ministro dell’Economia nel governo Conte II), dal Partito Democratico e poi della forza guidata da Renzi dal gruppo degli S&D. Parabola simile a quella di Azione e del suo leader Calenda, eletto eurodeputato nel 2019 tra le fila del Pd e dopo nemmeno sei mesi fuoriuscito per fondare la propria forza politica. Per due anni (dal novembre 2019) Azione è rimasta all’interno del gruppo degli S&D, ma il 17 novembre del 2021 ha ufficializzato la propria adesione al gruppo di Renew Europe. Con l’elezione di Calenda al Senato italiano il partito è rimasto senza rappresentanza a Bruxelles fino all’adesione dell’ex-Pd Giuseppe Ferrandino (già nel gruppo Renew Europe dal novembre 2022 e in Azione da aprile 2023), prima dell’ingresso anche dell’ex-M5S Fabio Massimo Castaldo in Azione e nel gruppo Renew Europe a inizio anno.
Un’assenza di peso per i liberali italiani alle elezioni europee 2024 è quella del capo-delegazione uscente di Italia Viva e vicepresidente del gruppo Renew Europe, ritiratosi dalla corsa a poche ore dal termine per la presentazione delle liste lo scorso primo maggio con un laconico post su X, dopo la notizia della candidatura del leader del suo partito nella circoscrizione centro: “La candidatura di Matteo Renzi è una buona cosa per la lista Stati Uniti d’Europa”, tuttavia “è evidente che la regola della doppia preferenza di genere impedisce a me di fare una corsa che possa avere una qualche minima possibilità di competere“, ha spiegato Danti. Nonostante “il materiale era pronto, volantini, manifesti, santini, roll up” e la campagna elettorale era già stata avviata da settimane, l’ormai ex-eurodeputato ha reso noto che “la mia corsa finisce qui, prima del via ufficiale“. Tra gli eurodeputati liberali italiani uscenti l’unico candidato alle europee 2024 è Ferrandino nella circoscrizione Sud con Azione.