Bruxelles – Le urne in Ungheria non sono ancora aperte, ma già iniziano a profilarsi all’orizzonte gli scenari politici all’interno dei gruppi nel nuovo Parlamento Europeo. Mentre il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, è impegnato a tessere trame politiche per fare ingresso nel Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) della prima ministra italiana, Giorgia Meloni, spingendo al contempo per un (difficilissimo) mega-gruppo con i partiti dell’estrema destra di Identità e Democrazia, il Partito Popolare Europeo (Ppe) sarebbe in contatto con il principale partito di opposizione a Orbán in queste elezioni europee – e municipali – per accoglierlo all’interno del suo gruppo parlamentare. E favorire così l’ascesa di un’opposizione di centro-destra moderata e liberale a Budapest, sulla falsariga di quanto accaduto in Polonia nell’autunno 2023.
Secondo quanto riportato da Politico, è stato lo stesso presidente del Ppe, Manfred Weber, a confermare la disponibilità a collaborare al Parlamento Europeo con Péter Magyar, ex-dirigente del partito al potere Fidesz e politico di spicco del partito centrista Tisza (Rispetto e Libertà). “Le nostre porte sono aperte”, ha dichiarato il politico tedesco, sottolineando che sarebbe “molto felice” di offrire una casa europea al più credibile sfidante di Orbán. Diversi media ungheresi confermano le indiscrezioni di Politico e ricordano in particolare che per Magyar l’affiliazione politica europea è cruciale non solo per ottenere incarichi di rilievo a Bruxelles, ma anche per affermarsi come forza politica strutturata sul piano nazionale. È per questo motivo che è attesa appena dopo le elezioni europee (in programma in Ungheria il 9 giugno) la richiesta formale di adesione al gruppo del Ppe da parte di Tisza.
Fonti del Ppe hanno riferito al quotidiano ungherese Népszava che Weber e Magyar hanno conversato al telefono questa mattina (7 giugno) e hanno concordato che, dopo la richiesta di adesione, la decisione sarà presa dai nuovi membri del gruppo parlamentare nel corso della riunione del 18-19 giugno. Secondo quanto emerge dagli ultimi sondaggi, alle elezioni del 6-9 giugno il Partito Popolare Europeo dovrebbe emergere come prima forza politica con 173 eurodeputati, mentre i 5/6 ungheresi di Tisza (dati al 25 per cento) dovrebbero trovare una collocazione nell’emiciclo. Va ricordato però che quanto in discussione al momento è l’adesione del partito di Magyar al gruppo parlamentare del Ppe, e non al partito europeo, dal momento in cui sono previste due modalità distinte di ingresso (con regole diverse) e un possibile ostacolo alla seconda strada.
Chi richiede di fare ingresso al gruppo parlamentare deve ottenere la maggioranza dei membri già aderenti al gruppo stesso al Parlamento Europeo, e su questo punto non si prospettano particolari difficoltà per il nuovo partito ungherese. Più complessa – ma non impossibile – sarà invece l’affiliazione alla famiglia politica, considerato il potere di veto dei singoli partiti aderenti al partito europeo stesso. Perché dopo l’addio rabbioso di Orbán nel 2021 – appena prima di subire l’onta dell’ormai decisa espulsione – il Ppe non è rimasto privo di membri ungheresi: i conservatori di destra del Partito Popolare Cristiano Democratico (Kdnp) sono rimasti al loro posto tra i ranghi dei popolari europei, ma non hanno abbandonato l’alleanza con Fidesz. Nel corso della legislatura agli sgoccioli del Parlamento Ue il partito satellite di Orbán ha espresso anche un eurodeputato, György Hölvényi, che attualmente si trova in fondo alla lista congiunta tra Fidesz e Kdnp. Se il Partito Popolare Cristiano potrebbe – in linea di principio – porre il proprio veto sull’adesione di Tisza al Ppe, è altrettanto vero che il suo potere ricattatorio all’interno della famiglia dei popolari europei è piuttosto limitato e non è improbabile un’espulsione per la continua collaborazione con Orbán.
Chi è Magyar, lo sfidante di Orbán in Ungheria
Avvocato 43enne, Magyar ha fatto la sua comparsa sulla scena politica nel 2010 – dopo la vittoria di Fidesz alle elezioni del 2010 – con la sua nomina a funzionario del Ministero degli Affari Esteri e poi nella rappresentanza permanente dell’Ungheria presso l’Unione Europea in coincidenza della presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’Ue nel primo semestre del 2011. Nel 2015 è stato assunto dall’Ufficio del Primo Ministro e tre anni più tardi è stato nominato nel direttivo della società statale Mfb (Hungarian Development Bank). Nonostante la sua lunga carriera come membro della dirigenza di Fidesz, in tutti questi anni Magyar è rimasto pressoché sconosciuto, o tutt’al più ricordato come il marito (ex dal 2023) della ministra della Giustizia (dimissionaria) Judit Varga.
È da metà febbraio di quest’anno che per Magyar è iniziata la ribalta politica, in corrispondenza di uno scandalo che ha travolto proprio l’ex-moglie ministra della Giustizia insieme all’allora presidente della Repubblica, Katalin Novàk. Tutto era scaturito dalla grazia concessa lo scorso anno al vicedirettore di un orfanotrofio statale, che era stato incarcerato per aver coperto una serie di abusi sessuali sui minori nella struttura: la notizia è diventata di dominio pubblico solo all’inizio di quest’anno, scatenando l’indignazione popolare ed enormi proteste di piazza (prive di una guida politica). È così che la pressione dell’opinione pubblica ha costretto alle dimissioni entrambe le dirette responsabili – ed entrambe strette alleate di Orbán – prima dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, Tamas Sulyok. A strettissimo giro Magyar ha annunciato pubblicamente le sue dimissioni dai consigli di amministrazione di due aziende statali (e la rinuncia all’incarico in una terza) oltre all’addio a Fidesz, dichiarando lotta senza quartiere al governo Orbán.
Con la pubblicazione di alcune registrazioni risalenti al 2023 dell’allora ministra Varga – da cui emerge che alcuni importanti membri del gabinetto Orbán abbiano fatto eliminare prove da dossier giudiziari per far sparire il proprio coinvolgimento in casi di corruzione – la nuova figura politica di opposizione ha iniziato a impostare con anticipo la campagna elettorale sul piano dell’anti-corruzione, mostrando anche ottime capacità oratorie e una visione strategica sul territorio ereditata da anni di militanza in Fidesz. Lo scorso 15 marzo Magyar ha tenuto un comizio a Budapest per annunciare la formazione di un nuovo partito, cosa che poi non è avvenuta per la scadenza già sopraggiunta del termine per la registrazione alle elezioni europee di giugno (tre giorni prima). È così che a metà aprile il politico ha annunciato il suo ingresso in Tisza, assumendone la vicepresidenza e riconoscendo la sua vicinanza di vedute politiche centriste e anti-corruzione. Nel corso della campagna elettorale per le europee, Magyar ha dimostrato una grande capacità oratoria e di essere in grado di fare presa anche nelle zone rurali, comprese le tradizionali roccaforti di Fidesz, come la città di Debrecen (dove domenica proverà a sfilare il sindaco al partito di Orbán).