Bruxelles – A tre giorni dal voto e a un mese dalla sessione plenaria di insediamento dell’Eurocamera, prendono il via i contatti tra le delegazioni nazionali e le famiglie politiche per delineare la composizione del nuovo Parlamento europeo. Ci sono da piazzare i 52 neoeletti – che ancora non fanno parte di alcun gruppo a Bruxelles – e rivalutare possibili compatibilità con i partiti riuniti nei Non iscritti. La posta in gioco è alta: eventuali movimenti significativi potrebbero influire nella corsa ai top jobs delle istituzioni europee.
Alla riunione mattutina di oggi, 12 giugno, del Partito popolare europeo hanno partecipato anche Ursula von der Leyen e Roberta Metsola, che dopo i risultati elettorali hanno la strada spianata verso la riconferma alla guida della Commissione europea e e dell’Eurocamera. Si sono incontrate in mattinata anche le delegazioni della Sinistra Europea: a quanto si apprende, era presente anche una rappresentanza di Sinistra Italiana, che punta ad inserire nelle fila del gruppo europeo i suoi tre eletti – Ilaria Salis, Mimmo Lucano e uno tra Leoluca Orlando, Benedetta Scuderi e Cristina Guarda.
Come confermato dalla copresidente della Sinistra Ue, la francese de La France Insoumise, Manon Aubry, il gruppo “è contento del risultato ottenuto in Italia” e, seppur non ancora formale, sembra fatta per l’ingresso dei tre di Sinistra italiana. Aubry e Martin Schirdewan, l’altro capogruppo, hanno invece smentito qualsiasi contatto con il Movimento 5 Stelle. E con il partito rosso-bruno tedesco Alleanza Sahra Wagenknecht, che porterà a Bruxelles 6 eurodeputati.
Nessuna trattativa in corso con i 5 Stelle, neanche da parte dei Verdi, che con il partito guidato da Giuseppe Conte hanno flirtato per un buon pezzo della legislatura in chiusura. L’hanno confermato in un punto stampa i leader degli ecologisti europei, Bas Eickhout e Terry Reintke. Alla riunione del gruppo era presente anche Ignazio Marino, neoeletto con Avs. Per i verdi italiani, come per tutti, il gruppo Ue ha delineato le linee rosse per un eventuale ingresso: sono benvenute le forze “pro-europee, pro-democratiche e pro-Ucraina”. I Verdi, veri sconfitti insieme ai liberali dell’appuntamento elettorale, si sono detti pronti a negoziare per sostenere una maggioranza europeista guidata dal Ppe e da von der Leyen alla Commissione europea, ma “se Ecr si siederà al tavolo, noi ci alzeremo”.
Il gruppo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni ha già annunciato invece l’ingresso di 4 nuovi membri, che portano il totale del gruppo a 77 membri. Insidiando così il terzo gruppo dell’Eurocamera, i liberali di Renew, a 79.
Barricati in un albergo del quartiere europeo, si sono incontrati anche i leader del gruppo dei sovranisti europei, riuniti in Identità e Democrazia: Marine Le Pen, Matteo Salvini, il presidente dei populisti fiamminghi Vlaam Belang, Gerolf Annemans, il leader di Chega André Ventura e l’olandese Geert Wilders. In un bilaterale tra Salvini e Le Pen, i due avrebbero stretto un patto “per unire tutte le forze di centro-destra”, si legge in una nota condivisa dalla Lega. “Nessuna apertura a sinistre ed eco-fanatici e determinazione a cambiare questa Europa”, questi i punti fermi dei due leader populisti.
La situazione è più fluida che mai. Al centro dell’incontro di Id c’è il nodo AfD: il partito di estrema destra tedesco è stato espulso dal gruppo dopo le esternazioni naziste del suo leader, ma ora – dopo aver silurato il colpevole – chiede di essere reintegrato. Ma il boccone è prelibato: con i suoi 15 eurodeputati, AfD darebbe una spinta importante al gruppo sovranista, che passerebbe da 58 a 73 eurodeputati.