Bruxelles – In linea di principio gli apolidi di origine palestinese registrati presso l’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, devono ottenere lo status di rifugiato se la protezione o l’assistenza dell’Unrwa è considerata come cessata. La Corte di giustizia dell’Ue conferma il parere già espresso dall’avvocato generale, e, con sentenza, stabilisce la linea di diritto da seguire per gli Stati membri.
Il pronunciamento non è marginale poiché le direttive Ue in materia di concessione dello status di rifugiato non contemplano i palestinesi. Le persone registrate presso l’Unrwa sono, di norma, escluse dallo status di rifugiato nell’Unione europea. Quando un cittadino di origine palestinese non è più sotto l’ala dell’agenzia delle Nazioni Unite, si innesca il normale iter di richiesta di asilo, che può quindi essere presentata in qualunque Stato membro dell’Unione europea.
I giudici di Lussemburgo chiariscono che l’assistenza o la protezione dell’Unrwa deve in particolare essere considerata come cessata nei confronti del richiedente “quando, per qualsiasi motivo, tale agenzia non è più in grado di garantire ad alcun apolide di origine palestinese, che soggiorni nel settore della zona operativa dell’Unrwa in cui detto richiedente aveva la dimora abituale, condizioni di vita degne o condizioni di sicurezza minime”.
Questa situazione per la Corte di giustizia dell’Ue potrebbe già essere in atto. Nell’emettere la sentenza si sottolinea come “tanto le condizioni di vita nella Striscia di Gaza quanto la capacità dell’Unrwa di
adempiere la missione ad essa affidata hanno subito un deterioramento senza precedenti a causa delle
conseguenze degli eventi del 7 ottobre 2023“. Questo implica che potrebbero iniziare flussi di richiedenti asilo palestinesi verso l’Europa.