Bruxelles – Neanche il tempo di festeggiare per il buon risultato ottenuto alle elezioni europee, che il Partito Democratico rischia di incassare un duro colpo. Non è infatti scontato che il partito del Nazareno – la delegazione nazionale più numerosa nella famiglia dei Socialisti e democratici – riesca ad assicurarsi, come da tradizione per chi arriva primo, la presidenza del gruppo al Parlamento europeo.
“Si sta ancora discutendo”, confermano fonti S&d. Perché il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, spinge per la riconferma della fedelissima Iratxe Garcia Perez, che ha guidato il gruppo per tutti i cinque anni della legislatura appena archiviata. È vero che lo scarto tra le delegazioni spagnola e italiana è minimo, 20 deputati eletti a Madrid contro 21 a Roma, situazione ben più equilibrata rispetto al 2019, quando gli spagnoli del Psoe assicurarono alla famiglia socialista a Bruxelles 21 seggi, cinque in più della Spd tedesca e sei in più del Pd. Ma la consuetudine a casa S&D è questa, il primo partito del gruppo indica il presidente.
Se inizialmente non sembravano esserci dubbi, a una settimana dal voto la panoramica è però cambiata. Sul lato dem, la trattativa con il resto del gruppo è stata presa in mano dalla segretaria in prima persona. Sul piatto, oltre alla nomina del capogruppo, ci sono diverse cariche: le presidenze delle commissioni parlamentari e potenzialmente anche la presidenza dell’Eurocamera, che a metà mandato – dal 2027 – dovrebbe essere rinnovata (ma anche questa stavolta è una storia da vedere). Con quest’orizzonte in mente, Elly Schlein potrebbe cedere alle pressioni di Sanchez e farsi da parte per la riconferma di Garcia Perez, rinunciando a spingere i due neo-eletti papabili, gli ex governatori dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e del Lazio, Nicola Zingaretti, o i riconfermati più influenti, come Brando Benifei, Elisabetta Gualmini e Irente Tinagli. Nessuno di loro, per altro, è mai stato in quota Schlein all’interno del partito.
Non c’è solo la leadership di Sanchez all’interno del Partito Socialista europeo a fare da ostacolo a Schlein: l’ingordigia del Partito Popolare europeo rischia di lasciare il Pd a mani vuote. Il primo gruppo all’Eurocamera, uscito rafforzato dalla competizione elettorale, punta ad assicurarsi non solo la presidenza della Commissione europea, ma anche cinque anni alla guida del Parlamento europeo. Lasciando ai socialisti, e al premier spagnolo Sanchez in particolare, l’amico iberico ed ex primo ministro del Portogallo, Antonio Costa, a capo del Consiglio europeo.
La partita è ancora in corso, sia a livello di accordi tra le tre maggiori famiglie europee (Popolari, socialisti e liberali), sia all’interno dell’Alleanza socialista: l’investitura del capogruppo verrà ufficializzata molto probabilmente tra una settimana, il 25 giugno. Dalla delegazione dem a Bruxelles, nessuna smentita della possibile rinuncia ad una carica che manca al Nazareno da dieci anni, quando fu nominato capogruppo Gianni Pittella. Intanto, è pronta a scendere in campo la segretaria: a quanto si apprende, domani Schlein sarà al Parlamento europeo. In agenda, un incontro tra i capidelegazione nazionali della famiglia socialista. Oggi, al termine della riunione del gruppo, all’esplicita domanda di un eventuale colloquio previsto con la segretaria del Pd, García Pérez ha risposto con un sorriso: “Certo, Elly sarà qui”.