Bruxelles – Non un unico mega-gruppo di destra, ma tre diversi. Destra conservatrice, destra identitaria ed estrema destra sovranista. Anche se molto spesso queste correnti si mescolano e si confondono – e tante altre volte i nazionalismi che li caratterizzano entrano in rotta di collisione l’uno con l’altro – a tre settimane dal via ufficiale dei lavori della decima legislatura del Parlamento Europeo, è questo lo scenario che si sta andando sempre più a definire a Bruxelles, con i gruppi dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) e di Identità e Democrazia (Id) che stanno ultimando la fase di ingressi di nuovi membri e chi è rimasto escluso che sta cercando di dare vita a una nuova formazione per non rischiare di non toccare mai palla nei prossimi cinque anni.
Come riporta Der Spiegel – e confermato da diversi altri media europei – il nuovo gruppo di estrema destra al Parlamento Ue si dovrebbe chiamare “I Sovranisti” e sarebbe ora in fase avanzata di formazione. A guidarne le fasi costitutive sarebbe il partito tedesco di destra radicale Alternative für Deutschland, che lo scorso 23 maggio è stato espulso dal gruppo Identità e Democrazia (a cui aderiscono la Lega e i francesi di Rassemblement National) a causa delle dichiarazioni del suo candidato di punta, Maximilian Krah, sulla mancata condanna del passato delle forze speciali naziste SS (“Non dirò mai che chi aveva un’uniforme delle SS era automaticamente un criminale”). A testimoniare il fatto che saremmo nei giorni decisivi per la nascita di un nuovo gruppo parlamentare sarebbe una mail visionata dal quotidiano tedesco, in cui un membro dello staff di AfD all’Eurocamera avrebbe richiesto la disponibilità di una sala nella sede di Bruxelles per “una grande riunione costituente di un nuovo gruppo” giovedì (27 giugno) con circa 100 invitati.
Lo scenario di un nuovo gruppo di estrema destra al Parlamento Europeo era già emerso alla vigilia delle elezioni europee del 6-9 giugno, quando il leader dei nazionalisti filo-russi e anti-europeisti bulgari di Vazrazhdane (‘Rinascita’), Kostadin Kostadinov, aveva reso noto che “abbiamo già preso provvedimenti per creare un nuovo gruppo al Parlamento Ue e proporremo ad AfD di unirsi a noi per portare avanti il processo” per la nascita di un gruppo “veramente conservatore e sovranista”. I risultati delle urne hanno garantito all’estrema destra bulgara 3 eurodeputati, mentre ai tedeschi di AfD un rafforzamento da 9 a 15. Per formare un nuovo gruppo parlamentare sono necessari non meno di 23 deputati da almeno un quarto degli Stati membri (7), perciò si dovranno cercare minimo altri 5 membri (o più) da altrettanti Paesi membri, prevalentemente dal gruppo dei non-iscritti e dal sottobosco dei neo-eletti anti-abortisti, filo-russi, populisti provenienti da liste e formazioni mai prima d’ora nell’emiciclo.
È proprio tra le fila degli elementi più radicali dei 43 eurodeputati al momento non affiliati che si deve guardare. Tra i papabili per aderire a questo nuovo gruppo dell’estrema destra è il movimento spagnolo Se Acabó La Fiesta (‘La festa è finita’), che si è affacciato per la prima volta con 3 eletti al Parlamento Ue per lanciare la lotta contro i privilegi della politica e la partitocrazia, il nazional-conservatore greco Movimento Patriottico Democratico – Vittoria (Nikh) con 1 eletto, e l’irredentista romeno e populista nazionalista S.O.S. Romania (2). Da capire sono le intenzioni del partito ultranazionalista francese Reconquête, che dopo l’espulsione di quattro dei cinque eurodeputati eletti (pronti a fondare una nuova formazione, ma intanto già parte di Ecr) è rimasto con la sola Sarah Knafo in rappresentanza a Bruxelles. Tra i non-iscritti ci sono i 2 eletti del partito ultranazionalista e neofascista slovacco Republika, mentre sempre tra i non-affiliati l’ultra-destra populista polacca di Konfederacja (6 membri) al momento non è ancora convinta della prospettiva di un terzo gruppo, mentre l’irredentista ungherese e filo-russo Movimento Nostra Patria (1) ha già confermato di essere nel pieno di colloqui con AfD.
A proposito di destra ungherese, la vera incognita è sulle intenzioni del premier ungherese Viktor Orbán, che la scorsa settimana ha chiuso la porta all’ingresso nel gruppo di Ecr, a causa della precedente adesione di 5 nuovi membri del partito ultranazionalista romeno Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur). Tra gli ungheresi di Fidesz e i romeni di Aur non corre buon sangue a causa dei rispettivi nazionalismi conflittuali. Per AfD la condivisione del gruppo al Parlamento Ue con il partito al potere ungherese Fidesz potrebbe essere un colpaccio, grazie al tesoretto di 10 eurodeputati che porterebbe in dote, ma al momento da Budapest tutto tace e non ci sono conferme a Bruxelles sui contatti tra i due partiti. Tramontato definitivamente lo scenario (sempre stato molto improbabile) di un mega-gruppo di destra, va prestata attenzione alle manovre dietro alle quinte dello stesso Orbán, in particolare dopo la fuoriuscita dal gruppo di Renew Europe del partito populista liberal-conservatore ceco Ano 2011 dell’ex-premier Andrej Babiš (7 eletti) e l’incapacità dei due partiti rosso-bruni slovacchi Smer-Ssd (del premier Robert Fico) e Hlas-Sd (del presidente Peter Pellegrini) di trovare una casa politica a Bruxelles a seguito della cacciata dalla famiglia dei socialdemocratici proprio per la nascita di un governo con l’estrema destra nazionalista a Bratislava.