Bruxelles – Una conferma e due novità per il nuovo corso a dodici stelle: Ursula von der Leyen (Ppe – popolari) alla testa della Commissione europea, Antonio Costa (Pse – socialisti) e Kaja Kallas (Renew – liberali) rispettivamente per presidenza del Consiglio europeo e Alto rappresentante. Il vertice dei capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’Ue produce l’accordo politico per il rinnovo dei vertici Ue. Eunews passa in rassegna alle personalità designate per i diversi ruoli noti anche come ‘top jobs’.
- Ursula von der Leyen (Commissione europea)
Ursula von der Leyen, oggi 65 anni, sette figli, viene nominata per la testa della Commissione europea nel 2019, dopo che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha fatto saltare il sistema dello ‘spitzenkandidat’, il candidato designato dai partiti politici europei per l’esecutivo comunitario. Il PPE aveva indicato Manfred Weber, oggetto di veti che aprono la strada a von der Leyen. Per molti un nome debole perché poco conosciuto e con meno esperienza di altri. Fino a quel momento ruoli da ministro per la Famiglia (2005-2009), del Lavoro (2009-2013) e della Difesa (2013-2019). Inciampa nel processo di nomina della sua squadra. Nel negoziare con i governi i nomi per i commissari, Romania e Ungheria producono personalità che il Parlamento respinge al mittente. Un incidente di percorso che costringe la nuova commissione a ritardare l’entrata in funzione, e per cui von der Leyen ha personali e oggettive responsabilità, avendo lei stessa condotto i negoziati con gli Stati membri.
Il suo ‘marchio di fabbrica’ è il Green Deal europeo, la vasta agenda di trasformazione sostenibile del modello economico-produttivo. Ma il suo mandato è contraddistinto da due grandi crisi, quella sanitaria rappresentata dalla pandemia di COVID-19 e la guerra russa in Ucraina con la crisi energetica che ne deriva. Situazioni difficili da cui riesce a destreggiarsi, non senza critiche. Acquisti congiunti di vaccini nel momento della pandemia e cabina di regia in materia fino a quel momento di competenza esclusivamente nazionale, è con lei che si gettano le basi per un’Unione della salute. Ed è sempre lei a proporre la sospensione del patto di stabilità. Di fronte alle operazioni russe in Ucraina è in grado di chiudere 14 pacchetti di sanzioni senza precedenti.
- Kaja Kallas (Alta rappresentante)
Europeista e atlantista convinta, Kaja Kallas è la prima esponente liberale a ricoprire il ruolo di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, dopo aver scritto una pagina di storia politica nazionale diventando, nel 2021, la prima donna a ricoprire il ruolo di primo ministro. Estone, 47 anni, è figlia d’arte. Suo padre, Siim, è stato commissario europeo per i Trasporti nella seconda Commissione Barroso, dopo essere stato capo del governo. Decide di seguire le orme del padre, che nel 1994 fonda il Partito riformatore estone (Re), di cui Kaja diventa leader nel 2018. Un incarico che non ha mai lasciato fino ad oggi.
Una laurea in legge nel 1999 arricchita con una successiva specializzazione in diritto europeo. Quindi la formazione manageriale alla Estonian Business School, prima di buttarsi in politica. Prima eletta nel parlamento nazionale, dal 2014 al 2018 siede nel Parlamento europeo, in commissione Bilanci e Industria. Un’esperienza che la vede anche vicepresidente alla commissione parlamentare di associazione Ue-Ucraina. La guerra russa in Ucraina, nel 2022, rilancia l’europeismo e l’atlantismo di Kallas, che diventa una delle voci più forti nel chiedere e ribadire sostegno pieno e incondizionato a Kiev. Esorta i partner a fornire prima armi di difesa, poi aerei caccia. Abile a modificare in corsa la sua agenda politica, cancellando il progetto di gasdotto Nordstream2, fino a quel momento considerato come geopoliticamente strategico. Per le sue posizioni apertamente anti-russe finisce nella lista nera del Cremlino. Il 13 febbraio di quest’anno viene inserita nell’elenco dei ricercati. Questo fa di Kallas la prima capa di governo ad essere stata iscritta nel registro dalle autorità russe, che ne hanno così rafforzato l’immagine.
- Antonio Costa (presidente del Consiglio europeo)
Socialista, 62 anni, una grande passione per il Benfica e una ancor più grande per la politica. Deputato, eurodeputato, sindaco, ministro e primo ministro: Antonio Costa è un politico di lungo corso che nelle sue diverse vesti ha navigato l’Unione europea in lungo e in largo. La sua carriera ne ha fatto assiduo frequentatore dei Consiglio dell’Ue nei suoi diversi formati. Ministro della giustizia (1999-2002), ministro degli Interni (2005-2007), e poi primo ministro (2014-2024). Una parentesi in europarlamento (2004-2005), di cui è stato vicepresidente. Europeista convinto, ha assistito al grande allargamento del 2004.
Non era al governo, era sindaco di Lisbona quando, nel 2011, il suo Paese chiede il programma di salvataggio al fondo salva-Stati Efsf (2011), quando la crisi dell’euro raggiunge le propaggini della penisola iberica. Ma poi, in veste di capo del governo, è chiamato a gestire la non semplice gestione della crisi pandemica di COVID-19. Durante l’estate del 2017 ricorre all’Ue e al suo servizio di protezione civile per gestire l’emergenza incendi, di fatto concorrendo a dare una dimostrazione concreta di cosa vuol dire Unione europea. Rassegna le dimissione alla fine del 2023, dopo le accuse di corruzioni che investono alcuni suoi ministri e anche la sua persona (ma, a quanto sembra, si trattò di un caso di omonimia). La sua esperienza lo porta a godere della stima politica di colleghi e avversari.