Bruxelles – Dopo le indagini aperte negli ultimi mesi dalla Commissione Europea contro Meta per le potenziali e molteplici violazioni del Digital Services Act (Dsa), questa volta è il turno della scure del Digital Markets Act (Dma), la legge sui mercati digitali entrata pienamente in vigore lo scorso 6 marzo. L’esecutivo Ue ha informato oggi (primo luglio) il fornitore di Facebook e Instagram dell’esito delle conclusioni preliminari sul modello pubblicitario pay or consent (‘paga o acconsenti’), che lo definiscono “non conforme” al Digital Markets Act: “Questa scelta binaria costringe gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali e non fornisce loro una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta”.
Come ricorda la Commissione Ue, le piattaforme online raccolgono dati personali attraverso i propri servizi e quelli di terzi per fornire servizi di pubblicità online e, grazie alla propria posizione nei mercati digitali, i gatekeeper come Meta “sono stati in grado di imporre termini di servizio alla loro vasta base di utenti, consentendo di raccogliere grandi quantità di dati personali”. Dal momento in cui i potenziali vantaggi rispetto ai concorrenti (che non hanno accesso alla stessa quantità di dati) hanno innalzato “elevate barriere” alla fornitura di servizi pubblicitari online e di servizi di social network, il Dma stabilisce che tutti i gatekeeper debbano chiedere il consenso degli utenti per combinare i loro dati personali tra i servizi della piattaforma principale designata e altri servizi. Se un utente rifiuta di dare il consenso, deve avere accesso a un’alternativa “meno personalizzata ma equivalente”.
Dall’introduzione dell’offerta ‘paga o acconsenti’ nel novembre 2023, Meta è sotto osservazione dei servizi del Berlaymont, con il procedimento di indagine iniziato ufficialmente lo scorso 25 marzo. Questo perché gli utenti Facebook e Instagram dei 27 Paesi membri Ue devono scegliere tra un abbonamento a canone mensile a una versione dei social network priva di annunci pubblicitari o l’accesso gratuito a una versione con annunci personalizzati. Secondo quanto emerge dalle conclusioni preliminari, la Commissione non ritiene questo modello conforme alla legge sui mercati digitali, dal momento in cui non consente agli utenti di “optare per un servizio che utilizzi meno i loro dati personali, ma che sia altrimenti equivalente”, e nemmeno di “esercitare il diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei loro dati personali”. In altre parole, per garantire la conformità con la legge Ue, “gli utenti che non acconsentono dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizzi meno i loro dati personali“.
A questo punto Meta avrà la possibilità di difendersi, esaminando i documenti del fascicolo della Commissione Ue e rispondendo per iscritto prima della conclusione dell’indagine il 25 marzo 2025. Nel caso in cui le conclusioni preliminari dovessero essere confermate, l’esecutivo Ue dovrà adottare una decisione di non conformità, imponendo un’ammenda fino al 10 per cento del fatturato mondiale complessivo dell’azienda, elevata al 20 per cento in caso di violazione ripetuta.