Bruxelles – Le tessere del complicatissimo domino dell’estrema destra europea potrebbero iniziare a cadere ora, a pochi giorni dalla scadenza del 4 luglio per la formazione dei gruppi al Parlamento Ue. E a scatenare il potenziale terremoto politico è proprio il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, che dopo le elezioni europee del 6-9 giugno ha tramato dietro le quinte per porsi alla testa di una nuova formazione nello scacchiere sovranista europeo e non accodarsi a gruppi già esistenti. È così che è nato ‘Patrioti per l’Europa’, la nuova forza parlamentare – per il momento solo sulla carta – lanciata ieri (30 giugno) dal premier ungherese insieme all’ex-premier ceco e leader del partito populista liberal-conservatore Ano 2011, Andrej Babiš, e al presidente del Partito della Libertà Austriaco (Fpö), Herbert Kickl.
La scadenza del 4 luglio non ha un carattere perentorio, un gruppo parlamentare può nascere in qualsiasi momento della legislatura, ma a livello di coordinamento, al fine di organizzare i lavori per la prima seduta del Parlamento che inizierà il 15 luglio, quella è la data stabilita per avere il tempo di fare tutto al meglio.
Ad annunciare la nuova divisione della destra europea a Bruxelles è stato lo stesso padre-padrone dell’Ungheria, che nel corso della conferenza stampa a Vienna ieri ha messo in chiaro che “il nostro obiettivo è diventare il gruppo di destra più forte nella politica europea” e ha rivendicato – per l’ennesima volta dopo le elezioni di inizio giugno – di voler “far valere la volontà degli elettori”, che vorrebbero tre cose: “Pace, ordine e sviluppo, mentre tutto ciò che ottengono dall’attuale élite di Bruxelles è la guerra, i migranti e la stagnazione”. A fargli eco l’ex-premier populista ceco Babiš, che ha elencato le “tre priorità principali” di Patrioti per l’Europa: “La difesa della sovranità nazionale, il contrasto all’immigrazione clandestina e le modifiche al Green Deal“. Da parte sua il leader della destra nazionalista austriaca Kickl ha proposto riforme radicali delle istituzioni Ue: “Vogliamo che il Parlamento Europeo sia significativamente più piccolo, all’incirca come la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti”, ovvero passare da 720 membri a 435.
Oltre alla revisione dei Trattati (in senso più restrittivo sui poteri dell’Unione), la cancellazione del Green Deal e il contrasto alle politiche Ue in materia di migrazione e asilo, il minimo comune denominatore dei tre fondatori della nuova formazione europea è la tendenza filo-russa dei rispettivi partiti e l’opposizione al sostegno finanziario e militare all’Ucraina. A breve è atteso il Manifesto politico di Patrioti per l’Europa, che ora però deve cercare aderenti per soddisfare le condizioni minime per la formazione dei gruppi parlamentari nella decima legislatura del Parlamento Ue. Per formare un nuovo gruppo parlamentare sono necessari non meno di 23 deputati da almeno un quarto degli Stati membri (7), e al momento manca solo la seconda condizione: con i 10 ungheresi di Fidesz, i 7 cechi di Ano 2011 (appena fuoriusciti dal gruppo di Renew Europe) e i 6 austriaci di Fpö si arriva già alla soglia minima dei 23 eurodeputati, ma mancano ancora 4 rappresentanze nazionali per poter comunicare (entro il 15 luglio) alla presidenza dell’Eurocamera la nascita del nuovo gruppo.
Bisogna così guardare nell’intero scacchiere della destra nazionalista, populista, conservatrice ed estrema per trovare i partiti nazionali che potrebbero aderire al progetto di Patrioti per l’Europa. In primis nel gruppo Identità e Democrazia (Id) che rischia di sfaldarsi dopo l’annuncio del leader dell’Fpö austriaca e i primi segnali di apertura lanciati da alcuni dei suoi membri. “Stiamo valutando tutti i documenti, però penso che possa essere la strada giusta fare un grande gruppo che ambisca a essere il terzo nell’Europarlamento“, ha dichiarato questa mattina (primo luglio) il segretario della Lega, Matteo Salvini, dopo aver già definito “positiva” la nascita di un nuovo gruppo “forte, patriottico, coeso e contrario a inciuci” in particolare sull’appoggio a Ursula von der Leyen per la conferma alla Commissione Europea. Chi invece ci sta è la destra sovranista portoghese di Chega, che oggi ha accelerato le procedure per abbandonare Id e aderire al nuovo progetto a Bruxelles.
Senza Fpö (6), Chega (2) e Lega (8), il gruppo di Id non avrebbe più i numeri per esistere e dovrebbe andare alla ricerca di nuovi membri, se ancora vorrà continuare l’esperienza. Perché i 42 rimasti (rispetto agli attuali 58) sarebbero di soli 6 partiti: i francesi di Rassemblement National (30), i belgi di Vlaams Belang (3), gli olandesi di Partito per la Libertà (6), i danesi di Partito Popolare Danese (1), i cechi di Libertà e democrazia diretta e Trikolora (1) e gli estoni del Partito Popolare Conservatore Estone (1). Mentre è stata posticipata la riunione costitutiva del gruppo di Id dal 3 all’8 luglio, si dovrà fare attenzione alle mosse di Rassemblement National, che difficilmente accetterà di scendere al penultimo posto tra i gruppi al Parlamento Ue (davanti solo a quello della Sinistra con 39), ma ancora non ha reso note le intenzioni di mettere fine all’esperienza di Identità e Democrazia per unirsi a un altro gruppo, che sia Patrioti per l’Europa o addirittura al campo unico con i Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) della premier italiana, Giorgia Meloni. Così come bisognerà valutare le mosse dei 15 eurodeputati della destra radicale tedesca Alternative für Deutschland (AfD), espulsi dal gruppo di Id a maggio e da ieri ritiratisi ufficialmente anche dal partito europeo: è in stallo (ma non defunto) il progetto del nuovo gruppo “I Sovranisti” guidato da AfD e a cui potrebbero accodarsi una schiera di piccoli e micro-partiti estremisti.
Per avvicinarsi e raggiungere l’obiettivo diventare terza forza al Parlamento Ue – attualmente in mano al gruppo della destra conservatrice con 83 – servirebbe una ‘grande ammucchiata’ sovranista (molto improbabile), con un gruppo composto da Fidesz, Rassemblement National, AfD, Lega, Chega, Fpö, Ano 2011 che conterebbe 78 membri, oltre ad altri piccoli partiti pronti a unirsi. Nello scenario di una destra europea sempre più divisa e litigiosa i potenziali membri di Patrioti per l’Europa possono essere sottratti anche dal gruppo di Meloni, la più stretta alleata di Orbán al tavolo dei leader Ue. Tra questi gli spagnoli di Vox (6), per esempio, anche se il pesce grosso sono i 20 polacchi di Diritto e Giustizia (PiS) dell’ex-premier Mateusz Morawiecki, che però sono politicamente in conflitto con gli ungheresi di Fidesz sul rapporto con la Russia di Putin. Dopo aver aperto alla possibilità di uscire da Ecr, il PiS si è poi detto pronto a riprendere il dialogo con Fratelli d’Italia per la distribuzione delle cariche nel gruppo parlamentare, a seguito del rinvio della riunione costitutiva inizialmente prevista per lo scorso 26 giugno.