Bruxelles – Il riscaldamento globale mette a rischio i vigneti del bacino del Mediterraneo per la diffusione dell’infezione vegetale nota come malattia di Pierce. E’ quanto emerge dai dati del Servizio di monitoraggio del territorio di Copernicus (Clms) che ha spiegato che, originaria delle Americhe, dove ha devastato i vigneti locali, la malattia di Pierce è ora arrivata in varie regioni del Mediterraneo ed è causata da una sottospecie di Xylella fastidiosa – un batterio che uccide la pianta ospite soffocandone le riserve di acqua e sostanze nutritive – di cui un’altra sottospecie ha colpito gli ulivi secolari in Puglia. “Ora, i vigneti europei potrebbero essere i prossimi ad essere colpiti, con un potenziale impatto su un mercato del valore di 130 miliardi di euro nel 2022”, ha lanciato l’allarme il Servizio.
“Ciò che rende ancora più possibile la minaccia di un’epidemia di Xylella nel Mediterraneo è il previsto aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici, dato che il batterio prospera in condizioni più calde. Ciò colloca le isole tra i territori più vulnerabili. Infatti, i loro microclimi miti fanno sì che le piante infette non possano riprendersi attraverso la ‘cura invernale’, ovvero la morte dei batteri nel periodo invernale in seguito al calo di temperatura stagionale”, ha spiegato il Servizio.
Secondo i dati, un’isola che è esposta a una minaccia significativa è Maiorca. Non solo è l’unica regione in Europa già alle prese con la malattia di Pierce nei vigneti, ma anche perché lì si sono trovate tutte e tre le principali sottospecie di Xylella fastidiosa, minacciando anche ulivi e mandorli. In questo contesto, Àlex Giménez-Romero e Manuel Matías – due ricercatori dell’Istituto di fisica interdisciplinare e sistemi complessi di Maiorca – hanno iniziato a studiare, con lo scopo di prevedere il rischio di epidemia della malattia di Pierce in tutta Europa in diversi scenari di riscaldamento globale. Utilizzando varie proiezioni climatiche, hanno modellato la proliferazione sia del batterio Xylella che dell’insetto che si nutre di linfa Philaenus spumarius, che trasporta i batteri da una pianta all’altra, in quanto comprendere l’interazione tra il batterio e il suo portatore è fondamentale per anticipare potenziali epidemie. “Se da un lato le temperature più calde alimentano la crescita batterica, dall’altro si prevede che creeranno condizioni più secche in Europa, che ostacolano la popolazione di insetti e quindi ostacolano la diffusione della malattia”, ha spiegato Àlex.
I due ricercatori hanno lavorato con un team multidisciplinare di fisici, matematici, biologi, entomologi e scienziati del clima e insieme hanno valutato il rischio crescente su varie scale geografiche, dal livello nazionale a quello delle regioni che vantano la Denominazione di Origine Protetta (DOP), fino ad arrivare al cuore stesso dei territori vinicoli. In particolare, per quest’ultima fase, il team ha utilizzato i dati di Corine Land Cover (Clc), l’inventario paneuropeo della copertura del suolo del Servizio di monitoraggio del territorio di Copernicus (Clms). “Clc ci ha permesso non solo di individuare la posizione dei vigneti ma, grazie alla risoluzione spaziale dei suoi dati, anche di ottenere la forma di ciascun vigneto. Da qui abbiamo potuto stimare la superficie totale dei vigneti a rischio in ogni Paese”, ha evidenziato Manuel.
E i risultati ottenuti dipingono un quadro preoccupante. Ad esempio, il team ha scoperto che nell’attuale scenario di riscaldamento globale di +1,5°C, la quota di superficie viticola a rischio è di circa il 25 per cento per le regioni Dop francesi e del 60 per cento per quelle italiane. Importanti Dop europee, come parti della Valle del Rodano meridionale, della Provenza e della Linguadoca in Francia, il Penedés in Spagna, il Bairrada in Portogallo e il Chianti e il Brunello di Montalcino in Italia, potrebbero essere minacciate dal batterio. I due ricercatori hanno anche scoperto che se le temperature medie globali aumentassero di +3°C, il rischio che la malattia di Pierce si diffonda oltre la regione mediterranea in aree continentali precedentemente non colpite di Francia e Italia – come l’Aquitania e la Lombardia – aumenterebbe significativamente.
La situazione, dunque, sta inviando degli avvertimenti che richiedono lo sviluppo urgente di contromisure per mitigare la diffusione della malattia: “Identificando le regioni a maggior rischio, i politici possono intervenire strategicamente in queste aree”, ha aggiunto Manuel. Tuttavia, quali siano le misure più efficaci è ancora una questione aperta. Un approccio per limitare la diffusione della malattia è l‘abbattimento di un gran numero di alberi, una misura drastica utilizzata dalle autorità pugliesi. E sono in corso anche sforzi per coltivare varietà di piante resistenti alla malattia, anche se questa strategia sembra portare a prodotti meno saporiti. Ma “al momento, il modo principale di agire contro questa malattia è il controllo della popolazione di insetti”, ha specificato Manuel. “Ciò comporta in genere l’eliminazione di piante erbacee e arbusti che svolgono un ruolo nel ciclo di vita dell’insetto”, ha concluso.