Bruxelles – “La lezione principale dei risultati di queste elezioni legislative è che la maggioranza degli elettori francesi ha respinto l’estrema destra e si è rifiutata di darle il potere di governare”. Lo sostiene Célia Belin, capo dell’ufficio di Parigi dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr) commentando il voto per il rinnovamento del Parlamento francese e ricordando che “i candidati di sinistra e di centro si sono ritirati a favore l’uno dell’altro per bloccare l’estrema destra” e che questo “voto tattico ha impedito a molti candidati del Rassemblement National (Rn) di continuare la loro ascesa”.
Secondo Belin “nonostante i buoni risultati nelle elezioni del Parlamento europeo e al primo turno delle elezioni legislative, l’Rn di Le Pen ha dimostrato di non essere pronto a governare. Nonostante la sua strategia di normalizzazione degli ultimi anni, la campagna ha rivelato che la sua piattaforma continua ad essere estrema e che molti dei suoi candidati locali sono dilettanti e/o estremisti“. La ricercatrice ricorda come “i video dei candidati locali che offrono immagini di incompetenza, radicalismo e vero e proprio razzismo sono circolati ampiamente tra le due tornate elettorali”.
Comunque sia il Rn è andado bene, in termini di voti, anche nel secondo turno. “Rn ha ottenuto più del 37 per cento dei voti francesi – sottolinea Belin -, molto più del Nouveau Front Populaire (26pct) e dell’Ensemble di Macron (23pct), ma ha ottenuto un terzo posto nei seggi. Il loro continuo radicalismo e isolamento nella politica francese è il motivo per cui continuano ad avere prestazioni inferiori quando questi punteggi si traducono in seggi“.
I risultati hanno anche confermato la triplice divisione dell’elettorato francese tra un blocco di sinistra, un blocco centrista e un blocco di estrema destra. “Poiché nessun blocco ha ottenuto la maggioranza assoluta – o è anche solo vicino ad essa – nessuno può rivendicare la legittimità di governare. La Francia – ammonisce la studiosa – sta entrando in un ‘terzo turno’ delle sue elezioni legislative, mentre i negoziati stanno iniziando e potrebbero durare giorni o settimane”.
Senza un chiaro vincitore, c’è una grande incertezza su chi governerà la Francia, e “l’antagonismo tra France Insoumise (LFI) e il campo di Macron limita la possibilità di una grande coalizione di sinistra e centro. Finora -ricorda Belin -, il presidente Macron non ha mai dimostrato la volontà o la capacità di negoziare sulla sua piattaforma politica per formare una coalizione, portando a una probabile coalizione divisa con punti di vista contrastanti su questioni chiave come le pensioni e l’immigrazione”.
Per quanto riguarda la politica estera, i risultati assicurano che non ci saranno cambiamenti importanti. “La Costituzione prevede che il presidente mantenga molte prerogative – sottolinea Belin -, soprattutto nel caso di un governo tecnico o di grande coalizione, dove le ambizioni di Macron in politica estera non saranno messe in discussione. È probabile che un nuovo governo si concentri sulle questioni interne piuttosto che sulla politica estera. Tuttavia, la politica francese rimarrà divisiva e difficile da gestire, il che diminuirà il peso della Francia sulla scena europea e internazionale“.
Nei prossimi giorni o settimane, Macron esplorerà i modi per mantenere il potere costruendo una coalizione attorno alla sua coalizione centrista. “Mentre il Nouveau Front Populaire di sinistra rivendica la legittimità a governare grazie al suo alto punteggio, Macron potrebbe essere disposto ad aprire alla destra Les Républicains e ad altri piccoli gruppi di destra -preconizza infine Belin -, che insieme hanno ottenuto poco più di 60 seggi. Non sarebbe sufficiente per una maggioranza assoluta, ma potrebbe consentire la formazione di un governo di minoranza di centro-destra”.