Bruxelles – La corsa del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti alla guida del Copa, l’associazione degli agricoltori europei, andrebbe contro gli interessi degli stessi addetti del settore. Il duro attacco viene da Luigi Scordamaglia, capo area mercati, politiche comunitarie ed internazionali Coldiretti ed Ad di Filiera Italia, in un’intervista concessa in esclusiva a Eunews. Sordamaglia parla anche della nuova Commissione europea, che, dice, deve garantire più risorse al settore “per favorire la sostenibilità ambientale ed economica delle filiere del cibo europee” nell’ottica di superare una insensata contrapposizione tra agricoltura e ambiente.
Eunews: Sta nascendo la nuova Commissione europea, come filiera agroalimentare italiana, cosa chiedete qui a Bruxelles. Quali sono le vostre priorità?
Luigi Scordamaglia: Ci aspettiamo che la nuova Commissione si impegni a lavorare su tutte le questioni che premono al settore dell’agroalimentare a partire dall’applicazione del principio di reciprocità nelle importazioni da Paesi terzi e dalla trasparenza in etichetta, col superamento dell’ultima lavorazione sostanziale per l’origine dei cibi nel codice doganale. Servono più risorse per favorire la sostenibilità ambientale ed economica delle filiere del cibo europee e dobbiamo superare la folle fase di contrapposizione tra agricoltura e ambiente. È su questi punti che giudicheremo il nuovo esecutivo comunitario. Ma il nostro impegno si concentrerà anche sulla difesa della Dieta Mediterranea, perché oggi è sotto attacco.
E.: A cosa si riferisce? Chi o cosa metterebbe sotto attacco la Dieta Mediterranea?
L.S.: Mi riferisco all’associazione “Mediterranea”, che inganna già nel nome e le spiego perché. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha portato la sua organizzazione ad allearsi in “Mediterranea” con Unionfood, associazione presieduta da Paolo Barilla, industriale della pasta e delle merendine, che rappresenta anche industrie della chimica (come buyer) e della farmaceutica ed è sostenuta per una parte sostanziale del proprio bilancio dalle multinazionali globali del cibo omologato e sintetico. Quelle multinazionali rappresentate da Nestlè – sostenitrice del Nutriscore – Unilever – leader negli investimenti su latte e formaggi sintetici – Mondelez – recentemente condannata ad oltre 300 milioni di multa per ostacolo al commercio in Europa – o Lactalis – condannata in Italia per pratiche commerciali sleali verso gli allevatori. Multinazionali che, mentre gli agricoltori di Coldiretti manifestavano a Bruxelles, si incontravano con funzionari della Commissione per individuare strategie che silenziassero le proteste e portassero avanti un Green Deal finalizzato a smantellare la produzione agricola europea. Le stesse multinazionali che sono pronte a sostituire gli ingredienti sani e naturali dei nostri agricoltori con ingredienti chimici e sintetici che costituiscono, con margini enormi per chi li produce, la base di quegli alimenti ultraprocessati che le multinazionali di Unionfood sopra richiamate producono
E.: Da alcune indiscrezioni che sono emerse in questi ultimi giorni, Giansanti si appresterebbe a presentare la sua candidatura come presidente Copa.
L.S.: Quale associazione di agricoltori europei, se fosse pienamente consapevole del ruolo da foglia di fico che il presidente Giansanti sta facendo assumere alla sua organizzazione tramite l’alleanza con Unionfood, rappresentante degli interessi delle multinazionali globali del cibo, accetterebbe senza riserve questa candidatura? In Europa queste multinazionali, direttamente e attraverso la loro organizzazione europea ufficiale Food and drink europe, già influenzano pesantemente l’attività legislativa delle istituzioni contro gli interessi degli agricoltori europei. Se ora riuscissero con tale meccanismo a influenzare anche una organizzazione come il Copa, che dovrebbe rappresentare gli interessi degli agricoltori stessi, allora chiuderanno il cerchio.
E. . E se succedesse Coldiretti come si porrebbe rispetto alla nuova presidenza?
L.S.: Non abbiamo mai avuto timore di fare le battaglie a tutela dei nostri agricoltori e contemporaneamente dei cittadini e dei consumatori europei e questa contro le multinazionali globali è per noi la madre di tutte le battaglie. Quindi così come abbiamo portato migliaia di agricoltori a dimostrare pacificamente verso le istituzioni europee contro quelle norme che avrebbero avvantaggiato solo le multinazionali del cibo omologato e ultraprocessato, allo stesso modo li porteremo a manifestare contro il Copa se questo dovesse diventare, attraverso il suo prossimo presidente, il difensore occulto degli interessi di Big Food.
E.: Però anche in Filiera Italia ci sono multinazionali, una su tutte McDonald’s, come si concilia questo con la difesa della Dieta Mediterranea e del Made in Italy che voi promuovete?
L.S.: Con McDonald’s abbiamo promosso un accordo di filiera che permette ai nostri agricoltori di vendere i prodotti a un prezzo remunerativo. Oggi questa multinazionale usa un 85 per cento di prodotto italiano, che per una parte significativa è Dop e Igp, il triplo rispetto a prima del nostro accordo. Insomma, un conto è costruire un percorso condiviso, scrivere insieme le regole per una collaborazione sana e proficua, che ha già portato a contratti di filiera importanti nei settori della carne, del pomodoro, dei cereali un conto è fornire una grande foglia di fico alle multinazionali perché possano fare unicamente il loro interesse a spese dei produttori italiani e dei consumatori. Per esserci opposti a ciò siamo stati oggetto di attacchi mistificatori e certamente lo saremo ancora, ma tutto questo non basterà a fermarci perché quello che ci muove è prima di tutto la tutela della difesa della salute delle persone e proprio in questo senso abbiamo affidato alla ricerca medica delle principali università italiane ed internazionali il responso sulla salubrità o meno dei cibi sintetici
E.: Lei critica duramente l’operato di Mediterranea e le posizioni di Giansanti, ma il presidente recentemente ha affermato che le multinazionali del food creano occupazione in Italia.
L.S.: Certo peccato che a Giansanti sia sfuggito l’articolo pubblicato su quello stesso giornale in cui si annunciavano imponenti tagli a Unilever, una delle multinazionali della loro “Mediterranea”, si parlava di 3.200 posti di lavoro in meno. Ormai lo sappiamo, il lavoro in Italia lo creano le PMI e le industrie che consolidano la filiera, le altre scappano via col bottino. E non parliamo degli effetti sulla salute dei consumatori e sulla promozione selvaggia dei cibi ultra processati.
E.: A cosa si riferisce parlando di “promozione selvaggia”?
L.S.: Negli scorsi giorni ha fatto scalpore in Italia un Position Paper realizzato con il contributo tra gli altri di Unionfood, Federchimica e Barilla, coordinato da Emanuele Marconi direttore del centro di ricerca degli alimenti e nutrizione del Crea, la cui funzione sarebbe quella di difendere la dieta mediterranea non indebolirla, che propone di cancellare il termine “ultraprocessato” che, nella sua accezione negativa, danneggerebbe chi produce questo genere di prodotti e addirittura si metterebbero in discussione le ricerche che associano il consumo di tali alimenti ad un aumento delle sempre più diffuse patologie metaboliche, della mortalità e della sempre più grave obesità infantile, evidenze scientifiche ormai note.