Bruxelles – Crisi sanitaria e risposta alla pandemia di COVID-19, la Commissione europea ha peccato di scarsa trasparenza. Il Tribunale Ue, chiamato a esprimersi sulla gestione della diffusione del Coronavirus, non ha dubbi: l’esecutivo comunitario “non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto di vaccini”. Più nello specifico, sottolineano i giudici di Lussemburgo nella sentenza, “questa infrazione riguarda in particolare le clausole di detti contratti relative all’indennizzo nonché le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei vaccini”.
La storia del non poter vedere le carte non è nuova, e si è solo spostata dall’Aula del Parlamento europeo a quella della Corte. Gli europarlamentari, già a gennaio 2021, avevano manifestato malumori per assenza di trasparenza per i contratti stipulati dal team von der Leyen con le case farmaceutiche tra il 2020 e il 2021. Commesse per circa 2,7 miliardi di euro. Proprio i parlamentari hanno chiesto accesso alla documentazione, lamentando la disponibilità parziale delle carte.
Oggi, alla vigilia di un voto molto sensibile, quello per la rielezione di von der Leyen alla testa dell’esecutivo comunitario, il Tribunale emette una sentenza che è destinata a far discutere, poiché viene accolto parzialmente il ricorso contro la Commissione europea. Si riconoscono dunque ragioni da una parte come dall’altra. Quello che viene contestato a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea che a nome dei 27 ha acquistato i vaccini anti-Covid, è di “non aver preso sufficientemente in considerazione tutte le circostanze pertinenti al fine di soppesare correttamente gli interessi in gioco, connessi all’assenza di conflitto di interessi e a un rischio di pregiudizio alla vita privata degli interessati”.
La Commissione europea prende nota e si prende il tempo che serve per studiare sentenza e sue implicazioni. Non di meno tenta una prima spiegazione, e difesa, delle proprie ragioni. Con tanto di nota, viene ricordato come “in generale la Commissione garantisce il più ampio accesso pubblico possibile ai documenti, in linea con i principi di apertura e trasparenza”. Tuttavia, ricorda l’esecutivo comunitario, nel caso specifico “la Commissione ha dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico, compresi i deputati europei, all’informazione, e i requisiti legali derivanti dai contratti stessi contro il Covid-19, che potrebbero comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti”. In sostanza, la situazione non di era di quelle semplici e la Commissione l’ha dovuta gestire anche di fretta, date le circostanze di emergenza.
In ogni caso, a Bruxelles si fa presente come la Commissione “aveva fornito al Parlamento europeo informazioni complete” sui contratti per il vaccino contro il Covid-19. Non da ultimo, viene ricorda, la Commissione “è responsabile di garantire l’assenza di qualsiasi conflitto di interessi, e ha inoltre il dovere di proteggere la privacy e i dati personali delle persone interessate”.
La Commissione dunque tira dritto, ma non accetta critiche né accuse, ed è pronta a farsi valere: “In questa fase la Commissione si riserva le sue opzioni legali”.