Bruxelles – Popolari convinti, socialisti disponibili, liberali pronti. E poi anche i Verdi, aperti alla collaborazione. L’Aula del Parlamento europeo si esprime per un von der Leyen bis. Le dichiarazioni di voto rese nell’emiciclo offrono indicazioni chiare: Ppe, S&D, Renew e Greens convergono sulla presidente uscente della Commissione europea, a cui, a parole, si è pronti a dare un secondo mandato.
I popolari non hanno hanno dubbi. “Il programma politico di von der Leyen è quello di cui abbiamo bisogno per i prossimi cinque anni, e von der Leyen è la scelta giusta”, sottolinea il capogruppo Ppe, Manfred Weber. A cui si accodano immediatamente socialdemocratici e liberali. “Il commissario per le politiche abitative è una buona notizia”, scandisce Iratxe Garcia Perez (S&D). “Insieme possiamo plasmare un’Unione europea per la giustizia sociale”. Insieme. Ecco le aperture dei socialisti. A patto che, aggiunge Camilla Laureti (Pd/S&D), non si apra a destra: “Non siamo aperti ad alcun tipo di accordo con i sovranisti”. “Le linee guida di von der Leyen sono in linea con il nostro programma”, sottolinea Valerie Hayer (Renew). La traduzione la offre il collega Jan Gerbrandy: “Siamo pronti a darle una seconda occasione“.
La presidente candidata per il secondo mandato viene premiata anche dai Verdi, meno convinti rispetto agli altri gruppi, certo, ma contenti per gli impegni in materia di sostenibilità e per la scelta di non dialogare con le forze euro-scettiche e sovraniste. “Von der Leyen è una candidata verde? No, ma lavoriamo insieme per un’Europa migliore e per allontanare l’estrema destra”, scandisce Terry Reintke, co-presidente dei Greens.
Nella configurazione chiara che si delinea sin dai primi interventi si aggiunge un altro elemento ulteriore a sostegno di von der Leyen, la dichiarazione di voto criptica di Nicola Procaccini, co-presidente del Conservatori (Ecr). “Siamo sovranisti, ognuno dei partiti che formano Ecr voterà in base ai suoi interessi nazionali“. Possibile dunque un sostegno minimo anche dai conservatori, magari da parte italiana. Numeri alla mano, von der Leyen, a giudicare dagli interventi in Aula, potrebbe uscirne con una maggioranza ampia.
Voci critiche e voti contrari non mancano, come lecito attendersi e come peraltro già ampiamente annunciato. E’ il caso del gruppo dei Patrioti per l’Europa. “Senza ambiguità, la Lega dice no al bis di Ursula von der Leyen“, tuona il capodelegazione del Carroccio, Paolo Borchia. La vicepresidente del gruppo, l’ungherese Kinga Gal (Fidesz), attacca: “Von der Leyen usa lo Stato di diritto come arma di ricatto, per sottrarre soldi a chi ne ha diritto. E per la pace non ha fatto niente, anzi con lei la guerra si avvicina”.
Un intervento, quest’ultimo, che permette al liberale Sigrief Muresan una precisazione che è un’implicita accusa: “Oggi dobbiamo votare contro chi prende ordini da [il presidente russo] Putin, e da questo punto di vista von der Leyen è la migliore risposta” possibile.
Al ‘no’ dei Patrioti si aggiungono anche quelli di Europa delle Nazioni Sovrane (Esn) e della Sinistra. Gruppi che registrano una convergenza piena quando sia Manon Aubry (Sinistra) e Ewa Zajaczkowska-Hernik (Esn) invitano von der Leyen “comparire davanti alla Corte di giustizia, e non in quest’aula”, in riferimento ai rilievi mossi dai giudici di Lussemburgo per l’insufficiente trasparenza nell’accesso ai documenti per i vaccini anti-covid. Dinamiche proprie del dibattito e della politica, da cui emerge un von der Leyen bis.