dall’inviato a Strasburgo – Il voto di conferma di Ursula von der Leyen per il bis alla presidenza della Commissione Europea andato in scena oggi (18 luglio) al Parlamento Europeo ha un impatto anche sull’Italia, più precisamente sulla premier Giorgia Meloni e sui 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia. Perché, seppur irrilevante ai fini dell’elezione della presidente uscente per succedere a se stessa, la dichiarazione di voto contrario arrivata solo dopo l’annuncio del risultato da parte della numero uno dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha messo sotto pressione gli esponenti europei del partito al governo e relegato la prima ministra italiana in una posizione negoziale ancora più difficile in vista della distribuzione degli incarichi nel Collegio dei commissari che da domani inizierà pian piano a formarsi.
“Il tentativo di portare a bordo i Verdi ha sbilanciato ulteriormente la narrazione di von der Leyen, proprio i Verdi che sono stati i principali sconfitti di queste elezioni”, ha commentato il co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), Nicola Procaccini, sugli scudi nel tentare di spiegare le ragioni del ‘no’ della delegazione italiana alla rielezione della presidente della Commissione uscente: “Il fatto che si sia messa nelle mani dei più grandi sconfitti delle europee racconta che qualcosa non ha funzionato, per questo non abbiamo votato a favore”. Parole confermate dal capo-delegazione di FdI, Carlo Fidanza (“La ricerca di un consenso a sinistra arrivato fino ai Verdi ci ha reso impossibile sostenerla”), che però cerca di gettare acqua sul fuoco sulla possibile perdita di peso del governo italiano nella Commissione von der Leyen-bis: “Questo non pregiudica il rapporto di collaborazione istituzionale, che potrà portare alla definizione di un ruolo adeguato che l’Italia merita per peso, storia, forza economica e tradizione culturale”. Ma è incontestabile che il caos emerso alla vigilia del voto, con la partita a poker poi persa a favore dei 53 membri Verdi, ha portato alla sconfitta di Meloni anche sull’unico campo in cui avrebbe potuto giocarsi le sue carte, dopo essersi emarginata in Consiglio Europeo con l’astensione proprio su von der Leyen (e il voto contrario a Kaja Kallas e António Costa).
“Fratelli d’Italia, partito della premier Meloni, vota contro von der Leyen e si pone ai margini dell’Europa“, scrive su X l’eurodeputata del Partito Democratico Alessandra Moretti: “Una pessima figura per un Paese fondatore come l’Italia, votano come Orban”. Anche il collega di partito Stefano Bonaccini parla di “isolamento di Meloni in Europa” e ricorda le parole di von der Leyen nell’Emilia-Romagna alluvionata del maggio 2023: “Tin bota, come mi dicesti quando arrivasti sui luoghi dell’alluvione“, anche se ora l’ex-presidente di Regione chiede di “costruire una Europa più giusta, sociale e sostenibile”. E anche dalla vicepresidente del Parlamento Ue rieletta martedì (16 luglio) in quota Pd, Pina Picierno, c’è la conferma che “abbiamo votato convintamente le sue linee programmatiche, che definiscono in modo chiaro le sfide che l’Unione Europea dovrà affrontare nei prossimi cinque anni”.
Ad appoggiare il secondo mandato di von der Leyen anche gli eurodeputati di Forza Italia (membri del Partito Popolare Europeo di von der Leyen). “I prossimi cinque anni saranno decisivi e le scelte che faremo, saranno determinanti per il futuro dell’Unione Europea”, ha commentato il risultato del voto l’eurodeputato forzista Salvatore De Meo, plaudendo le linee guida programmatiche presentate da von der Leyen in mattinata. Gli esponenti europei del partito di maggioranza in Italia evitano di commentare la scelta di oggi del principale partner di governo, con una lettura del voto quantomeno pittoresca (favorita dal segreto delle urne) da parte del capo-delegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello: “I Verdi non hanno votato von der Leyen, partiva da 401 voti e 401 voti ha avuto, la maggioranza si è mostrata compatta e ha neutralizzato un po’ di franchi tiratori socialisti con il soccorso di Ecr”. Quadro smentito non solo dalla dichiarazione di voto dell’intero gruppo dei Verdi/Ale, ma anche dai quattro eurodeputati di Europa Verde: “Oggi abbiamo votato per fermare l’alternativa non dialogante e distruttiva a von der Leyen”, mettono in chiaro Cristina Guarda, Benedetta Scuderi, Leoluca Orlando e Ignazio Marino, sottolineando che il programma della presidente rieletta “si presenta con una visione più verde e giusta, con un Green Deal più ambizioso che finalmente considera il fattore tempo necessario per affrontare la crisi climatica e le ingiustizie sociali, in netto contrasto con le richieste del governo italiano“.
Contrari alla rielezione di von der Leyen, ma anche critici sull’ambiguità e le scelte del partito di Meloni sono gli 8 eletti tra le fila del Movimento 5 Stelle e i 2 tra quelle di Alleanza Verdi/Sinistra (tutti parte del gruppo della Sinistra). “Ciò che mi sorprende è che per la prima volta dalla storia delle elezioni dirette del Parlamento Europeo abbiamo un governo in carica di un Paese fondatore che non ha votato la presidente della Commissione candidata“, ha attaccato il capo-delegazione M5S, Pasquale Tridico, che non ha risparmiato nemmeno una critica alla rieletta numero uno dell’esecutivo Ue: “Abbiamo sentito parlare di un commissario per le armi per la difesa, il nostro voto è stato perciò contrario”. Anche Ilaria Salis (espressione della parte di Sinistra Italiana della piattaforma comune con Europa Verde) conferma il voto contrario in linea con il gruppo della Sinistra: “In piena continuità con il precedente mandato, la sua Commissione rappresenterà l’Europa dei confini e di Frontex, che criminalizza le migrazioni, che continua a proporre un razzismo sistematico in continuità con il suo passato coloniale”.
E infine c’è la Lega, terzo partner di governo con Forza Italia e Fratelli d’Italia, che rivendica fieramente il proprio voto contrario a von der Leyen e la sua appartenenza al gruppo di estrema destra dei Patrioti per l’Europa (PfE). “Il grande inciucio è compiuto, l’hanno voluto, l’hanno fatto, ne risponderanno“, minaccia l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi: “Noi della Lega, noi Patrioti per l’Europa ci siamo opposti e ci opporremo anche per i prossimi cinque anni a von der Leyen e alla sua maggioranza”. Il capo-delegazione della Lega, Paolo Borchia, precisa che sarà una “opposizione costruttiva e propositiva, con tante idee” nel corso della legislatura appena iniziata, ma denuncia che “abbiamo cominciato male la legislatura con zero propensione al dialogo da parte di von der Leyen verso chi rappresenta milioni di elettori e il terzo gruppo all’Europarlamento”. Bocche cucite per i leghisti su Meloni, Fratelli d’Italia e la partita del commissario italiano, quando sono alle porte settimane caldissime per i partner di governo a Roma. Ben più che divisi a Strasburgo sul voto più decisivo al Parlamento Europeo.