Bruxelles – È entrata in vigore oggi (30 luglio) la direttiva Ue che introduce il diritto alla riparazione dei prodotti. Dopo un intenso iter legislativo conclusosi con l’approvazione del testo a larghissima maggioranza al Parlamento Europeo a fine aprile, le nuove norme che favoriscono un consumo più sostenibile sono pronte ora a essere messe a terra, entro (e non oltre) i prossimi due anni: i 27 Stati membri Ue avranno tempo fino al 31 luglio 2026 per recepire la direttiva Ue nella propria legislazione nazionale. “Renderà le riparazioni una realtà, e non solo durante il periodo di garanzia legale, e contribuirà anche allo sviluppo dell’intero ecosistema della riparazione, del riutilizzo e della ristrutturazione”, è il commento del commissario per la Giustizia, Didier Reynders.
Secondo gli obiettivi del Green Deal, meno prodotti scartati significa meno rifiuti, meno materiali necessari per produrre nuovi beni e meno emissioni di gas serra nel processo di produzione e vendita. Portata sul piano del risparmio, la nuova direttiva Ue sul diritto alla riparazione si dovrebbe tradurre in 18,5 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra, 1,8 milioni di tonnellate di risorse e 3 milioni di tonnellate di rifiuti risparmiate nell’arco di 15 anni. Ma è atteso anche un sostanziale risparmio economico: 15,6 miliardi di euro nei prossimi 15 anni per venditori e produttori, per i consumatori questo dato dovrebbe raggiungere i 176,5 miliardi di euro nello stesso arco temporale, mentre la crescita e gli investimenti nel settore delle riparazioni aumenteranno di 4,8 miliardi di euro.
Cosa prevede la direttiva Ue sul diritto alla riparazione
La nuova direttiva si concentra su due direttrici: spingere sulla riparazione nei due anni di garanzia legale con opzioni “più facili ed economiche” e tutelare i consumatori anche oltre il periodo di vincolo per produttori e venditori “per qualsiasi difetto che possa verificarsi”. La riparazione sarà promossa durante e oltre il periodo di garanzia legale di due anni: i venditori saranno tenuti a offrire la riparazione gratuita entro il periodo di garanzia legale – tranne quando questa risulti più costosa della sostituzione – mentre i consumatori dovrebbero ricevere incentivi per non scegliere la sostituzione entro il periodo di responsabilità. Tra le leve del diritto alla riparazione compaiono voucher, fondi nazionali e l’estensione della garanzia legale di un anno per i prodotti riparati.
Lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie per uso domestico, apparecchi di refrigerazione, display elettronici, apparecchiature di saldatura, aspirapolvere, server e archiviazione dati. Su tutti questi beni di consumo i produttori saranno obbligati a intervenire per 5/10 anni dall’acquisto, in base alla tipologia del prodotto e ai requisiti di riparabilità: miglioramento della facilità di smontaggio, accesso ai pezzi di ricambio e informazioni sulla riparazione. Telefoni cellulari, telefoni cordless e tablet saranno inclusi nell’elenco una volta adottati i rispettivi requisiti di riparabilità per la progettazione ecocompatibile. Nessuna modifica dell’estensione della garanzia legale di 2 anni, perché – secondo quanto spiegano funzionari Ue – i consumatori sarebbero stati spinti altrimenti a sostituire “ancora di più”. Nel primo arco temporale ‘tutelato’ dopo l’acquisto, il diritto alla riparazione si espliciterebbe con l’obbligo per i venditori a offrire sempre la possibilità di mettere mano al prodotto difettoso o usurato, a meno che la riparazione non sia più costosa della sostituzione. Una volta scaduta la garanzia legale (quando venditori e produttori non hanno più vincoli nei confronti dei consumatori) si applicherebbe una serie di strumenti per estendere temporalmente il diritto alla riparazione.
Per i prodotti “tecnicamente riparabili” secondo i requisiti Ue, potrà essere richiesto l’intervento sia in caso di difetto sia in caso usura, garantendo che i consumatori abbiano sempre qualcuno a cui rivolgersi. Sarà anche sviluppato uno standard europeo di qualità di durata e disponibilità per i servizi di riparazione, agevolando con una lista l’identificazione di chi è impegnato a garantire uno standard minimo comune. È previsto anche l’obbligo per i produttori di informare i consumatori sui prodotti che sono obbligati a riparare da soli e una piattaforma di abbinamento online per mettere in contatto tutti i livelli della catena di valore di prodotti ricondizionati, con la possibilità di effettuare ricerche per località e standard di qualità. Come ultima leva del diritto alla riparazione è previsto un modulo informativo europeo per le riparazioni, per rendere trasparenti le condizioni e i prezzi e per facilitare il confronto tra le offerte.
Le riparazioni dovranno essere effettuate in un arco di tempo “ragionevole” e i produttori dovranno essere in grado di offrire dispositivi sostitutivi in prestito ai consumatori (o ricondizionati, in caso di prodotti non riparabili). Riparatori e utenti finali avranno accesso a tutti i pezzi di ricambio, le informazioni e gli strumenti a un costo ragionevole “per tutta la durata di vita di un prodotto”, al fine di stimolare la concorrenza, ridurre i costi di riparazione e offrire ai consumatori una scelta più ampia. Grazie a piattaforme online nazionali i consumatori potranno trovare non solo riparatori locali e venditori di beni ricondizionati, ma anche una panoramica delle condizioni di riparazione di ciascun dispositivo (come prezzo massimo e tempo necessario) per confrontare diverse offerte.