Bruxelles – Nuovi sviluppi nella querelle tra Giorgia Meloni e la Commissione europea sulla situazione dello stato di diritto in Italia. A una settimana dalla pubblicazione del rapporto annuale con cui Bruxelles valuta lo stato di salute dei principi democratici nei Paesi membri, proseguono gli strascichi: oggi (30 luglio) l’esecutivo Ue ha confermato di aver ricevuto la lettera con cui la premier si lamentava della strumentalizzazione dei contenuti del capitolo dedicato all’Italia, ma ha precisato: “Il rapporto è frutto di una metodologia consolidata e basata sui fatti”.
Una puntualizzazione piccata, o quanto meno figlia della sorpresa per la reazione inusuale di Roma, che ha voluto replicare a un rapporto di cui conosceva già da tempo i contenuti e ha reso pubblica la sua missiva a Ursula von der Leyen ancor prima che la Commissione europea potesse analizzarla. “La stiamo valutando e in questa fase non abbiamo alcun elemento ulteriore”, ha glissato Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea, durante un briefing con la stampa internazionale a Bruxelles.
Ma a restituire l’irritazione di Bruxelles è l’appunto successivo: “Quando si tratta del rapporto sullo Stato di diritto in quanto tale, è importante dire che si tratta di una metodologia consolidata, basata sui fatti, ed è anche il risultato di un processo inclusivo di consultazione con gli Stati membri e con vari stakeholder”. Nessun dubbio insomma sulle critiche mosse all’Italia per quanto riguarda la riforma della giustizia e la sempre più precaria indipendenza del servizio pubblico. Contro i resoconti sui media delle preoccupazioni di Bruxelles per l’abrogazione del reato di abuso di ufficio, per il divieto di pubblicare intercettazione e per le modifiche proposte alla prescrizione, si era già scagliato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, accusando alcuni organi di stampa di “false rappresentazioni”.
Nella lettera recapitata domenica pomeriggio (28 luglio) a von der Leyen, Meloni ha invece sostenuto che “le raccomandazioni finali nei confronti dell’Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti“, ma che “tuttavia per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano”. Interpellata nel corso di un punto stampa a Pechino, dov’è in visita, la premier ha specificato che la sua lettera “non apre un momento di frizione con l’esecutivo Ue”, ma è “una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico”. Per Meloni non c’è motivo di ritenere “che i rapporti con la Commissione europea stiano peggiorando“. Non si può certo dire lo stesso dei rapporti tra il Palazzo Chigi e buona parte della stampa italiana.