Bruxelles – Migliorare la connettività tra l’Ue e i Paesi vicini e stabilire strategie per una rete ferroviaria ad alta velocità funzionante: questi i temi chiave dell’incontro informale dei ministri dei trasporti europei tenutosi il 19 e 20 settembre a Budapest.
Grande occasione per un incontro riguardo alla competitività del settore dei trasporti, che ha coinvolto i ministri dei paesi Ue, dei Balcani occidentali, dei paesi Efta e di Ucraina e Moldavia, insieme a rappresentanti delle istituzioni europee e delle organizzazioni chiave dei trasporti. Oltre alla connettività tra l’Europa e i paesi limitrofi e lo sviluppo dell’alta velocità, i partecipanti si sono confrontati sulla sfida di combinare digitalizzazione, transizione verde e trasporti ben funzionanti, coerentemente con gli obiettivi europei.
Il focus si è spostato poi sul settore ferroviario, precisamente sull’alta velocità. Sono stati discussi i programmi necessari per istituire una rete europea ad alta velocità, considerando anche l’obiettivo di collegare meglio aree rurali ed urbane e la mobilitazione delle risorse per poter concretizzare il piano. L’importanza dell’alta velocità è stata riconosciuta anche dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che l’ha inserita tra le priorità del commissario designato per il trasporto sostenibile e il turismo, Apostolos Tzitzikostas.
Riguardo all’alta velocità, è intervenuto anche Alberto Mazzola, direttore esecutivo della Comunità delle imprese ferroviarie e di infrastruttura europee (Cer). Mazzola ha ribadito l’interesse europeo nell’avere un piano generale per le ferrovie ad alta velocità (Hsr), con l’obiettivo entro il 2050 di collegare tutte le capitali e le principali città europee. Questo aprirebbe l’alta velocità “ad oltre il 60 per cento dei cittadini europei, con un guadagno di 750 miliardi di euro di benefici sociali”.
“La ferrovia ad alta velocità è fondamentale per fornire servizi ferroviari di qualità e confortevoli, ridurre la dipendenza dal petrolio e decarbonizzare“, ha detto Mazzola. I costi di investimento sono stimati a 550 miliardi di euro, con benefici netti, secondo un recente studio del Cer, di 750 miliardi di euro entro il 2070. Questo creerebbe altri posti di lavoro e numerosi benefici per l’ambiente, riducendo le emissioni di anidride carbonica.
E’ stata menzionata, come esempio di successo nell’ambito delle Hsr, la Cina. La rete cinese è la più grande e utilizzata al mondo, conta circa 45.000 kilometri di rotaie, con un rendimento annuo degli investimenti pari al 6.5 per cento. La Cina trae vantaggio anche dalla minore dipendenza dal petrolio e dalle importazioni grazie alle proprie ferrovie, elementi di buona prassi da cui l’Ue dovrebbe apprendere.
Il tasto dolente sono gli investimenti, attualmente non sufficienti. Mancano finanziamenti “equi, a lungo termine e globali” su cui il mercato ferroviario europeo può fare affidamento, per “raggiungere il suo potenziale come vera spina dorsale del trasporto sostenibile”. Una delle priorità che evidenzia Mazzola è di coordinare la digitalizzazione, i miglioramenti del settore e il progresso riguardante il trasporto merci su rotaia.
Non da ultimo, si dovrà ampliare il quadro finanziario pluriennale dell’Ue e esplorare nuovi modi per attrarre investimenti privati, applicando il principio ‘chi inquina paga’ e destinando le entrate a modalità più ecologiche.