Bruxelles – Non è ancora passato un mese dalla ripresa formale dei lavori del Parlamento europeo dopo la pausa estiva, e già è andato in scena il primo scontro tra le forze politiche che hanno sostenuto la rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione. Gli ambientalisti, che erano stati fondamentali per garantire il bis alla popolare tedesca, sono stati tagliati fuori dalla distribuzione di alcune cariche nell’emiciclo che sarebbero state promesse loro dalla maggioranza (di cui non fanno formalmente parte). E in segno di protesta hanno unito le forze con l’ultradestra e la sinistra radicale per cercare – senza riuscirci – di ostacolare le nomine in questione, provocando non pochi attriti tra i rispettivi gruppi parlamentari.
Forse, quando lo scorso luglio i Verdi (Greens/Efa) hanno deciso di appoggiare dall’esterno la ricandidatura di von der Leyen al timone del Berlaymont senza entrare formalmente nell’accordo di maggioranza sottoscritto da Popolari (Ppe), Socialisti (S&D) e liberali (Renew), avrebbero probabilmente dovuto immaginare che una scelta del genere si sarebbe potuta ritorcere contro di loro come un boomerang.
Invece, la doccia fredda è arrivata poco dopo l’inizio della nuova legislatura, quando i tre gruppi parlamentari che compongono la maggioranza centrista si sono spartiti alcuni ruoli all’interno dell’Aula. Incluso nel panel di ricerca sul Futuro delle scienze e della tecnologia (Stoa), un “organo di attuazione” dell’emiciclo che studia le questioni tecnico-scientifiche affrontate dai legislatori e riunisce 27 deputati da 11 commissioni parlamentari, tra cui quella sull’Industria, la ricerca e l’energia (Itre) in cui si è verificato il misfatto. Gli ecologisti avrebbero dovuto ottenere una fetta di torta, stando agli accordi che avrebbero preso in precedenza coi partner europeisti, ma sono rimasti a bocca asciutta. E non l’hanno presa bene.
Così, lo scorso lunedì (30 settembre) la commissione Itre ha votato su una mozione, presentata dalla destra radicale dei Conservatori e riformisti (Ecr), per bloccare l’accordo raggiunto un paio di settimane prima (12 settembre) da Ppe, S&D e Renew relativo appunto alla spartizione di questi incarichi. E per ripicca contro l’esclusione dai giochi, i deputati dei Verdi hanno votato insieme all’Ecr, all’estrema destra dei Patrioti per l’Europa (PfE) e dell’Europa delle nazioni sovrane (Esn) e all’estrema sinistra (Left).
Nonostante la mozione non sia passata (la maggioranza ha vinto con 48 voti a 32 e un’astensione), la mossa dei Greens ha prodotto uno scossone politico tra le forze che dovrebbero essere alleate a Strasburgo. Dai Popolari sono arrivate immediatamente accuse sulla formazione di “nuove, inaudite alleanze delle frange estremiste coi Verdi”, di cui “beneficiano solo i partiti euroscettici”. Queste le parole del tedesco Christian Ehler, che ha definito “estremamente sorprendente” l’atteggiamento degli ambientalisti.
La risposta degli ecologisti non si è fatta attendere: “Questa arroganza di potere è notevole”, ha dichiarato Michael Bloss, connazionale di Ehler, aggiungendo che “chiunque creda che i Verdi siano seduti al tavolo dei gatti e votino per il bestiame si sbaglia di grosso”, un’espressione colorata per sottolineare che i cristiano-democratici non possono aspettarsi il supporto degli ambientalisti senza offrire loro nulla in cambio. “I voti dei Verdi”, ha chiosato, arrivano “quando le regole procedurali sono rispettate e quando siamo coinvolti nelle decisioni, altrimenti no”.
Non proprio una dimostrazione esemplare di fiducia reciproca tra i partner della maggioranza allargata che regge l’Eurocamera. Fiducia che sarà invece necessaria nelle prossime settimane, quando entreranno nel vivo le audizioni parlamentari dei commissari designati dai Ventisette: in quella fase, i gruppi politici nelle varie commissioni dell’emiciclo dovranno accordarsi per decidere quali candidati promuovere e quali bocciare, e da queste Forche Caudine emergeranno i contorni del nuovo Collegio von der Leyen.
Per l’esame di Itre, ad esempio, dovranno passare almeno sei aspiranti commissari: la finlandese Henna Virkkunen (vicepresidente esecutiva designata per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia), il francese Stéphane Séjourné (vicepresidente esecutivo designato per la Prosperità e la strategia industriale), l’olandese Wopke Hoekstra (commissario designato al Clima, la neutralità carbonica e la crescita pulita), il lituano Andrius Kubilius (commissario designato alla Difesa e lo spazio), il danese Dan Jørgensen (commissario designato all’Energia e agli alloggi) e la bulgara Ekaterina Zaharieva (commissaria designata alle Startup, alla ricerca e all’innovazione).