Bruxelles – A Sofia, ancora si contano le ultime schede elettorali e già è all’orizzonte la prospettiva di dover tornare alle urne nel giro di qualche mese. Le settime elezioni in tre anni in Bulgaria non hanno fatto altro che confermare la frammentazione e la paralisi in cui versa la politica nazionale: con il 26,4 per cento dei voti, vincono ancora una volta – come a giugno e nelle edizioni precedenti – i conservatori di Gerb, ben lontani però dal poter raggiungere i 121 seggi parlamentari necessari per governare. Il leader di Gerb, Boyko Borissov, si è detto pronto a “negoziare con tutti i partiti disposti a seguire il programma” conservatore.
Con tutti ad eccezione dell’estrema destra filo-russa di Vazrazhdane (Rinascita), terzo partito con il 13,4 per cento, “poiché le famiglie politiche in Europa non lo consentono”, ha messo in chiaro Borisov, il cui partito milita nei popolari europei. Al secondo posto alle urne la coalizione riformista e europeista Noi continuiamo il cambiamento-Bulgaria democratica, guidata dall’ex primo ministro liberale Kiril Petkov, che ha totalizzato il 14,3 per cento. Seguono i due partiti che hanno catalizzato i voti della minoranza turca, che si sono scissi a poche settimane dal voto a causa delle divisioni tra i due leader: il DPS-Nuovo inizio del magnate Delyan Peevski all’11,3 per cento, l’Alleanza per i diritti e le libertà di Ahmed Dogan al 7,4 per cento. Il Partito Socialista Bulgaro ha raggiunto il 7,6 per cento, mentre i populisti di C’è un popolo come questo (Itn) il 6,8 per cento. In totale, nella 51esima legislatura dell’Assemblea Nazionale entreranno nove partiti.
Con questi numeri, saranno necessari almeno tre partiti per formare una fragile maggioranza di governo. “Il Gerb è responsabile della formazione del governo”, ha dichiarato l’ex primo ministro Nikolai Denkov dopo lo scrutinio. Borissov, che ha vinto le precedenti sei elezioni convocate dal 2021, è di nuovo di fronte all’arduo compito di formare una coalizione valida, cosa che finora non gli è mai riuscita. Questa volta però si è detto convinto che riuscirà a dare vita a un governo e a portare il Paese più povero dell’Ue nella zona euro, passo previsto da Bruxelles per il prossimo anno. Anche il primo ministro ad interim, Dimitar Glavchev ha espresso ottimismo sul fatto che le “forze politiche si impegneranno al massimo per istituire un governo regolare e stabile”.
Oltre a Gerb, l’altro perno del possibile esecutivo dovranno essere i liberali. Che hanno però chiesto che venga formato un governo guidato da un primo ministro neutrale, ad “eguale distanza” da tutti i partiti, impegnato in un chiaro programma anti-corruzione. Non una richiesta qualunque, visto che Borissov è implicato in casi di corruzione denunciati proprio dal leader di Noi continuiamo il cambiamento, Kiril Petkov. Se le due formazioni non troveranno un accordo, la Bulgaria riprenderà la via delle urne in primavera, per l’ottava elezione in quattro anni. O almeno lo faranno i sempre meno cittadini che ancora credono nella possibilità di poter sbloccare la paralisi politica: nell’aprile del 2021 l’affluenza era stata del 50,61 per cento, ieri si è fermata al 38 per cento.