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Home » Economia » L’Italia è ancora il Paese europeo con le maggiori disparità occupazionali tra regioni

L’Italia è ancora il Paese europeo con le maggiori disparità occupazionali tra regioni

Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni con il tasso di occupazione più basso di tutta Europa: lavora meno della metà di chi ha tra i 20 e i 64 anni. Le regioni del Nord Italia sono in linea con la media europea

Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
29 Ottobre 2024
in Economia
italia

Bruxelles – Nessun Paese in Ue porta sul groppone la distanza che c’è tra il Nord Italia e il Mezzogiorno in termini di occupazione. Anche nel 2023, lo Stivale è il territorio europeo con le maggiori disparità regionali: se in provincia di Bolzano lavorano il 79,6 per cento degli abitanti tra i 20 e i 64 anni, in Campania, Calabria e Sicilia gli occupati sono meno della metà di chi è in età lavorativa. Le tre regioni del Sud Italia hanno il tasso d’occupazione più basso d’Europa.

Nulla di nuovo, ma anche quest’anno i dati diffusi da Eurostat sull’occupazione nelle regioni dei Paesi Ue fanno un certo effetto. In generale, nel 2023 il tasso di occupazione in Ue per la fascia d’età tra i 20 e i 64 anni ha toccato il 75,3 per cento, il dato più alto mai registrato dall’Ufficio statistico dell’Unione europea, in aumento di 0,7 per cento rispetto all’anno precedente. Seppur ancora sotto la media dei 27, nell’ultimo anno l’occupazione in Italia è cresciuta più velocemente che nel blocco Ue: dal 64,8 per cento nel 2022 al 66,3 nel 2023.

E il tasso di occupazione è cresciuto più della media delle regioni Ue anche nei tre fanalini di coda: in Campania dell’1,1 per cento, in Calabria dell’1,4 per cento, in Sicilia del 2,5 per cento. Tuttavia, le tre regioni del Sud Italia rimangono le ultime in Europa, dietro anche a quelle di alcuni Paesi candidati come la Bosnia e il Montenegro. I tassi di occupazione più alti nel 2023 sono stati registrati nelle regioni capitali di Varsavia, in Polonia, con l’86,5 per cento, e di Bratislava, in Slovacchia, con l’85,8 per cento. Al terzo posto la regione tedesca di Trier, al confine con Lussemburgo, con l’85,4 per cento.

Per quanto riguarda le disparità regionali all’interno dei Paesi membri, l’Italia ha registrato un coefficiente di variazione del 16,3 per cento, quasi il doppio rispetto al secondo Stato Ue per disparità, il Belgio. Un divario, quello tra le regioni italiane, che si sta lentamente riducendo: dieci anni fa il coefficiente di variazione era di 18,8 per cento, nel 2022 di 16,8. Ma su cui grava ora l’incognita dell’autonomia differenziata voluta dal governo Meloni. All’altro capo della classifica, i Paesi più omogenei per tasso di occupazione nelle proprie regioni sono stati Portogallo, Danimarca, Finlandia e Paesi Bassi.

Tra tutte le regioni d’Europa, la Campania ottiene un doppio record negativo: non è solo il territorio con il tasso di occupazione più basso (48,4 per cento), ma anche quello con il divario occupazionale di genere più elevato, in coabitazione con la Puglia. Qui la differenza tra i tassi registrati per gli uomini e per le donne è siderale e tocca i 29,5 punti percentuali. Quasi il triplo della media europea, in cui il divario occupazionale di genere nel 2023 è stato di 10,2 punti percentuali.

Tags: disparitàitalialavorooccupazioneregioni

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