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Home » Agricoltura » Nuova PAC, organizzazioni agricole di Italia, Francia e Germania contro la condizionalità sociale

Nuova PAC, organizzazioni agricole di Italia, Francia e Germania contro la condizionalità sociale

In un confronto di Confagricoltura con le organizzazioni agricole francese FNSEA e tedesca DBV emerge il peso della proposta del Parlamento UE di vincolare una parte dei fondi ai diritti dei lavoratori nei negoziati in corso a Bruxelles sulla riforma della Politica agricola comune

Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
18 Maggio 2021
in Agricoltura

Bruxelles – Snella, flessibile, meno burocratica e semplificata: una politica agricola e per gli agricoltori. Questa le caratteristiche che dovrebbe assumere la nuova Politica agricola comune (2021-2027) secondo le tre organizzazioni agricole di Confagricoltura, FNSEA (Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles) e DBV (German Farmers’ Association), che hanno espresso la propria visione sulla PAC post 2023 durante un confronto organizzato proprio da Confagricoltura con alcuni dei protagonisti del negoziato in corso a Bruxelles sulla riforma della PAC. La prossima settimana, il 26 e 27 maggio, è prevista la riunione dei ministri dell’Agricoltura europei insieme a un nuovo super trilogo, che tutti i negoziatori sperano sia quello definito e risolutivo per rendere operativa la PAC in regola dal primo gennaio 2023.

Alla vigilia degli appuntamenti della prossima settimana, le tre organizzazioni agricole di Italia, Francia e Germania hanno voluto lanciare il messaggio che la PAC è e deve rimanere una politica per il settore primario, una misura economica, e per questo deve “essere snella, flessibile, in grado di favorire lo sviluppo di tutte le imprese che producono per il mercato e assicurano occupazione”. Tuttavia, è emerso chiaramente nel corso del dibattito che per le tre organizzazioni agricole pesa molto il ruolo della condizionalità sociale, ovvero l’idea promossa dall’Europarlamento di includere il rispetto del lavoro nei requisiti per l’assegnazione dei pagamenti della nuova Politica agricola comune, su cui si muovono a fatica i negoziati con il Consiglio dell’UE. Secondo alcuni rischierebbe di creare solo ulteriori oneri burocratici in una macchina già ferraginosa di suo. “Sull’accordo – hanno affermato i rappresentanti delle associazioni agricole di Italia, Francia e Germania – sarà determinante anche il ruolo della condizionalità sociale che non dovrà aggravare ulteriormente gli adempimenti burocratici che le imprese agricole devono fronteggiare. E non dovrà creare sperequazioni tra gli agricoltori riducendo i trasferimenti alle aziende di maggiore dimensione”.

Uno strumento economico e di politica agraria, riassume Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura. Il quale puntualizza che se c’è un’associazione “che rispetta il tema dei diritti dei lavoratori è Confagricoltura, per noi il rispetto del rapporto con i lavoratori è una stella polare”. Ma la PAC “deve rimanere uno strumento agricolo, quindi con Francia e Germania riteniamo che il tema della condizionalità sociale dovrebbe trovare una sua centralità all’interno dei fondi europei di coesione e sociale, e non rischiare di “rendere più burocratica” la nuova Politica agricola comune. rischiano di mettere in difficoltà il mercato unico. Strumento agile e flessibile, abbiamo ancora una pac troppo ferragginosa mentre dobbiamo mettere in campo elementi di semplificazione.

Una posizione che trova il pieno sostegno delle altre due parti. “Abbiamo bisogno di una PAC pragmatica ma semplice e flessibile con una visione strategica per il futuro degli agricoltori ma una priorità deve essere la semplificazione, perché la Politica comunitaria è diventata troppo complicata”, ha fatto eco in un videomessaggio la presidente del FNSEA, Christiane Lambert, secondo cui è necessario lo sforzo europeo per “razionalizzare e semplificare le procedure con flessibilità”. Ma interviene anche sulla condizionalità sociale Lambert spiega che “il diritto al lavoro è già previsto nell’Unione europea e non è necessario aggiungere nuovi oneri amministrativi e rischiare di renderla solo più complicata”. Secondo Lambert, inoltre, non è la PAC il “luogo” giusto per affrontare e risolvere il tema dei diritti dei lavoratori e quindi l’attuazione di questa misura deve essere su base volontaria”.

La condizionalità sociale rischia di essere “troppo onerosa dal punto di vista amministrativo”, afferma anche Joachim Rukwied, presidente di DBV, associazione di rappresentanza degli agricoltori tedeschi, il quale ha sottolineato l’urgenza di arrivare presto a un accordo finale per garantire che si “possa passare al dibattito nazionale e dunque concentrarci sull’attuazione” delle misure che dovrebbero entrare in vigore dal primo gennaio 2023. Un “fallimento del negoziato sulla riforma della PAC sarebbe un segnale negativo per la capacità decisionale dell’Unione. E si aprirebbe una fase di incertezza per gli agricoltori”, ha aggiunto ancora Giansanti. “Misure come la condizionalità sociale rischiano di appesantire ulteriormente gli agricoltori”, ha affermato anche Pekka Pesonen, Segretario generale del Copa-Cogeca, l’associazione ombrello degli interessi degli agricoltori europei. “Crediamo che la PAC sia una politica prima di tutto economica per garantire il giusto reddito agli agricoltori in modo sostenibile”, ha sottolineato.

Ma la proposta del Parlamento non è assolutamente finalizzata a creare nuovi oneri amministrativi o complicare la burocrazia, ha voluto chiarire l’eurodeputato dem italiano Paolo De Castro (S&D), il quale ha affermato che l’intera idea è quella di creare meno burocrazia per gli agricoltori. La PAC è una misura economica nel senso che dà reddito agricolo agli agricoltori, ma il tema nei negoziati è cercare un nuovo equilibrio con una dimensione sia ambientale – in linea con il Green Deal – che anche sociale, a tutela dei lavoratori. “Dimensione sociale, ambientale ed economica devono essere in equilibrio”. Il tema della dimensione sociale è portato avanti con grande energia dal Parlamento dove c’è ampia convergenza, ma ” non vogliamo complicare la vita agli agricoltori o vincoli ulteriori” per l’accesso ai fondi. L’idea del Parlamento è di creare un controllo ex post  sul rispetto delle regole sul lavoro da parte delle aziende e “aggiungere per chi non le rispetta una riduzione di percentuale di premi PAC”, ha spiegato il deputato.

La Commissione europea è “pienamente impegnata a trovare un accordo politico entro la fine della presidenza di turno del Portogallo”, in scadenza a fine giugno, ha ricordato il commissario UE all’agricoltura, Janusz Wojciechowski. Riassumendo lo status di avanzamento dei negoziati ha affermato che sono “stati fatti progressi ma alcuni nodi politici sono al momento oggetto di dibattito” e che l’Esecutivo resta impegnato per raggiungere un compromesso generale durante la presidenza portoghese per garantire l’attuazione della Pac nel 2023. Avremmo bisogno “dell’impegno di tutti gli attori”, ha aggiunto il commissario polacco.

Tags: ConfagricolturapacPaolo De Castropolitica agricola comune

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