Il presidente della commissione Esteri Brok: “Se integralisti prenderanno il potere sarà peggio”
Schulz: “Si attendano i risultati delle ispezioni Onu”. Ma nessuno condanna l’intervento armato
Se gli Stati Uniti hanno le prove che l’esercito siriano abbia usato armi chimiche contro la popolazione civile, allora le deve mostrare. È quanto chiede il Parlamento europeo per bocca del presidente della Commissione Esteri, il popolare tedesco Elmar Brok. “Se John Kerry ha delle prove dell’uso di armi chimiche sarebbe meglio se le mostrasse”, ha dichiarato Brok nella conferenza stampa al termine di una riunione di commissione a Bruxelles.
IL PRECEDENTE DEL KOSOVO – Il presidente non chiede esplicitamente di fermare un eventuale attacco ma, pur affermando che serve “una soluzione politica”, apre alla possibilità che si proceda anche senza un mandato Onu. “In termini generali, come nel Kosovo, si deve usare il principio che bisogna fermare l’uccisione delle popolazioni”, aggiunge, riferendosi chiaramente all’intervento della Nato nei Balcani del 1999, quando si agì senza il consenso del Palazzo di vetro. E questo è proprio uno dei precedenti a cui sembra volersi agganciare l’amministrazione Obama per giustificare l’intervento contro Damasco. È sui risultati di questi bombardamenti mirati che però il Parlamento esprime le proprie perplessità. “L’opposizione è molto divisa e non è ancora chiaro quale parte di essa possiamo supportare” dichiara Brok. Tra i ribelli ci sono diverse fazioni di integralisti islamici che “se prendessero il potere potrebbero portare a una situazione anche peggiore dell’attuale”.
SCHULZ: “ATTENDERE RESPONSO ISPEZIONE ONU” – Insomma, mentre l’Ue continua a non avere una posizione chiara sull’attacco alla Siria, con il portavoce dell’Alto rappresentante per la Politica estera, Catherine Ashton, che da diversi giorni ormai è costretto a inventarsi mille modi per non rispondere ai giornalisti di Bruxelles, il Parlamento europeo (che sull’argomento non ha nessun potere) si sta posizionando nel campo di quelli che chiedono di aspettare gli esiti delle ispezioni, ma che non chiudono alla possibilità di un intervento armato. Lo stesso Presidente dell’Assemblea ha chiesto a Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia di attendere i risultati dell’ispezione Onu. “Dobbiamo evitare un affrettato e unilaterale intervento in Siria”, ha scritto Martin Schulz sulla sua pagina Facebook. Secondo Schulz è “assurdo chiedere una investigazione delle Nazioni Unite e non attendere i suoi risultati prima di decidere cosa fare”. Per questo il Presidente ha chiesto alla comunità internazionale di “agire insieme” altrimenti “le conseguenze sarebbero incontrollabili”. Anche Schulz insomma, che si trova in piena campagna elettorale in Germania, si guarda bene dallo specificare che un eventuale intervento armato possa essere portato avanti esclusivamente sotto l’egida dell’Onu, ma chiede comunque di attendere i risultati dell’ispezione che dovrebbe scoprire se l’esercito siriano abbia usato o meno armi chimiche contro la popolazione civile.
I SOCIALISTI: “ATTACCO SOLO CON PROVE E CON RISOLUZIONE ONU” – “Se ci saranno prove esauriente che le armi chimiche sono state utilizzate in Siria” allora “la comunità internazionale, compresa l’Ue, no potrà più stare a guardare mentre civili innocenti vengono massacrati” afferma Hannes Swoboda, presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici. Per questo Swoboda ritiene che bisogna chiedere “al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione per proteggere il popolo in Siria” augurandosi però che la Russia non intenda “bloccarla” mettendo così “a rischio la vita di tanti civili”. Ma, come sottolinea anche Véronique De Keyser, vicepresidente S&D, “la risposta dell’europa e della comunità internazionale deve essere basata su prove forti, altrimenti creeremo solo altra violenza e sofferenza in una delle regioni più fragili del mondo”.
I LIBERALI: “INTERVENTO NECESSARIO” – Più marcatamente interventista è invece la posizione dei liberali che definiscono l’intervento militare “necessario” visto che “Bashar Al Assad sembra essere convinto di poter fare quello che vuole e che non ci siano limiti ai suoi crimini contro l’umanità”. “Questo intervento non dovrebbe essere portato avanti da una coalizione dei volenterosi, ma con una forte cooperazione tra gli Stati Uniti, l’Unione europea, la Turchia e la maggior parte dei Paesi arabi” dice Guy Verhofstadt, presidente del gruppo Alde nell’Aula di Strasburgo. Secondo Verhofstadt “bisognerebbe discutere di come armare l’Esercito siriano libero, come implementare una no-fly zone per proteggere la popolazione e come rapportarsi con il crescente numero di jihadisti” presenti tra i ribelli, e per fare questo c’è bisogno che l’”Unione europea parli con una sola voce”. Proprio quello che, da quando è iniziato il conflitto siriano, l’Europa non è mai stata capace di fare.
Alfonso Bianchi
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