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Home » Editoriali » Senza intesa in Catalogna a pagare è anche l’Ue

Senza intesa in Catalogna a pagare è anche l’Ue

Lorenzo Robustelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LRobustelli" target="_blank">@LRobustelli</a> di Lorenzo Robustelli @LRobustelli
2 Ottobre 2017
in Editoriali
Catalogna, Commissione ue, dialogo

Mariano Rajoy e Jean-Claude Juncker

L’Unione europea dovrebbe intervenire nella questione catalana proprio per rispettare il principio che sono i governi centrali a gestire le questioni interne e per evitare i temuti separatismi. Il governo di Mariano Rajoy, e anche i socialisti che lo sostengono, hanno dimostrato l’incapacità a gestire la richiesta dei catalani di votare sull’indipendenza. Hanno anzi rinvigorito il fronte indipendentista ed hanno guadagnato ai sostenitori del diritto di votare larghe simpatie in tutta Europa. Neanche la pur potente Guardia Civil è riuscita ad impedire a ben oltre due milioni di persone di recarsi alle urne. Due milioni sono tanti, non sono gli elettori dei micro-comuni dei quali la Catalogna è piena. Il governo centrale ha dimostrato di non avere la capacità di controllare il territorio, e i rischi sono altissimi, se qualche testa calda dovesse alzarsi.

Ora il rischio in Catalogna è che Rajoy continui a manifestare la sua incapacità a controllare la situazione e che sciolga il parlamento catalano per andare a nuove elezioni. I pericoli sono enormi, anche per la sopravvivenza del governo del Partito popolare, nel caso che le nuove elezioni (se mai si tenessero davvero poi), come oramai è fortemente possibile, dovessero dare una maggioranza agli indipendentisti. Lo scontro si rialimenterebbe, perché Rajoy ancora manderebbe la Guardia civil, come ha già fatto in questi giorni.

La questione sul tavolo ora è trovare la maniera di pacificare le parti, evitare violenze e trovare una via d’uscita. Il problema, che ora è dell’Unione tutta e non solo di un premier non all’altezza della situazione, è di evitare che uno Stato dell’Unione vada a fuoco con danni immediati per i suoi cittadini e anche per tutti gli altri abitanti dei 28, creando incertezze economiche (la Borsa di Madrid ha già reagito molto negativamente), incidendo negativamente sull’immagine dell’Ue, disaffezione nuova e vera verso un’Unione che non è in grado di gestire un focolaio al suo interno.

La Commissione europea oggi ha fatto un passo avanti in questo senso. Pur ribadendo che quella catalana è una “questione interna” ha affermato che non si può usare la violenza. Dato che la violenza l’ha usata solo il governo è stato un chiaro messaggio al suo presidente Rajoy. A Bruxelles si dice che la Commissione non ha la “base legale” per intervenire. A questo punto delle cose anche questo è discutibile, basta guardare al precedente polacco, dove non c’è stata nessuna violenza ma “solo” una serie di leggi o proposte di leggi che per Bruxelles violano i principi fondamentali dell’Unione, sintetizzati nell’articolo 2 del Trattato di Lisbona. In fondo in Catalogna si è solo tentato un atto di “disobbedienza civile”, votando in un referendum che il governo centrale non avrebbe riconosciuto come valido, dunque, con l’atto di recarsi a votare per un referendum che non ha valore legale i cittadini non stavano commettendo alcun reato. Invece sono stati malmenati e lo sa tutto il mondo oramai.

Se l’Ue decidesse di intervenire si tratterebbe, evidentemente, di un intervento molto riservato, i primi ministri potrebbero chiamare Rajoy e spiegargli che, magari, un “modello scozzese” potrebbe dare risultati democratici migliori, potrebbero ammonirlo che se scoppia la rivolta in Catalogna questo riguarderebbe tutti e lui sarebbe sotto accusa.

Stiamo parlando di Spagna, un Paese che ha resistito alla dittatura continuando a mantenere al suo interno, nel suo Dna, la forza della democrazia, che ha potuto affermare appena finita la violenza della dittatura, con rapidità anche sbalorditiva. Un Paese europeista. Come europeista e democratica è la Cataloga, che combatté nella stessa guerra contro il fascismo. Ambo le parti riconoscono un valore ed un’autorità all’Unione. Solo che la Catalogna ha sempre chiesto un aiuto a Bruxelles, che invece Madrid non ha mai sentito come necessario.

E’ il momento che l’Unione europea riesca a far sentire la sua forza politica ed autorità morale, almeno all’interno dei suoi confini. Dovrebbe facilitare una soluzione. Il fallimento sarebbe ingiustificabile e trascinerebbe non solo Madrid nel fango.

Tags: bruxellesCatalognacommissione europeadialogoreferendumUe

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