Bruxelles – Impegnarsi per un’azione vigorosa a sostegno dell’economia blu. I ministri dei 27 Stati dell’Unione europea e dei 15 Paesi dei versanti Sud e Ovest del Mediterraneo, dopo sei anni dall’ultima dichiarazione, tornano a parlare all’interno dell’Unione del Mediterraneo (UfM) delle azioni da mettere in campo nei settori chiave dell’economia del mare.
Con una nuova dichiarazione comune i 42 rappresentanti si sono impegnati a promuovere tra loro una più forte cooperazione sulle sfide che riguarderanno in particolar modo la ripresa dei settori marittimi, alla luce della crisi economica provocata dalla COVID-19, e l’applicazione di tecnologie che favoriscano un’economia a zero emissioni. Nel segno di questo nuovo accordo, che vede protagonista tutto il blocco dei membri dell’Unione Europea, i Paesi partecipanti si adopereranno nel presentare attività e progetti negli ambiti della prevenzione dell’inquinamento marino, dell’investimento in energie rinnovabili compatibili con l’ecosistema marino e del turismo naturalistico.
“Il 2020 ha segnato il venticinquesimo anniversario della Dichiarazione di Barcellona, che ha stabilito l’obiettivo di creare un’area di pace e prosperità condivisa in tutto il Mediterraneo”, ha affermato il Commissario per l’ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius. “La nostra cooperazione per l’economia blu, attraverso l’Unione del Mediterraneo, è il risultato di un dialogo di successo”.
Il membro lituano della Commissione europea, che ha partecipato in videoconferenza al vertice, ha sottolineato come la recente crisi abbia rivelato che “non si può scegliere tra salute, ambiente ed economia”. “Sono tutti ambiti fortemente intrecciati tra loro. Si vince o si perde in tutti e tre i campi“, ha continuato durante il suo intervento.
In termini di dati, come ha ricordato lo stesso Sinkevičius, nel Mediterraneo il riscaldamento climatico agisce a un ritmo del 20 per cento in più rispetto al resto del mondo. Questo significherebbe aspettarsi un rialzo di 2,2 gradi centigradi in più entro il 2040. “Insieme alle pressioni esercitate dall’uomo, come l’inquinamento e la sovrapesca (che impedisce la riproduzione equilibrata delle risorse ittiche), il cambiamento climatico sta colpendo gli habitat marini e la biodiversità”. Per l’economia blu, che è basata essenzialmente sullo sfruttamento delle risorse naturali, questo cambiamento “è drammatico”.
“Dobbiamo investire in modelli più sostenibili”, ha detto il commissario citando la nautica verde e l’economia circolare come possibili campi di intervento. “Dobbiamo promuovere una pesca e un’acquacoltura sostenibile e spingere per l’adozione dell’ambiziosa strategia 2021-2025 da parte della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (l’organismo esistente all’interno della FAO, l’organizzazione ONU per l’alimentazione e l’agricoltura)“. Un obiettivo, quello di ridurre l’impatto antropico sull’ambiente, su cui puntare “anche per tutelare la reputazione del Mediterraneo, che è una delle principali mete turistiche al mondo”.
L’obiettivo dell’esecutivo europeo è quello di rendere l’economia blu un pilastro dell’azione per il clima lanciata dal Green Deal. “Come Unione europea possiamo sbloccare un grande potenziale. Presto sveleremo le nostre iniziative per l’economia blu. Se agiamo energicamente oggi, vedremo i risultati domani, anche nel Mediterraneo”, ha affermato Sinkevičius nel concludere il suo discorso.
I dati dell’UfM insistono sulla necessità di proteggere il “Mare nostrum” dei latini. Secondo le cifre raccolte attualmente le aree protette in tutta l’area sono 1.231 (circa il 7 per cento della superficie delle coste) e sono 353 mila i posti di lavoro creati dal settore della pesca. L’economia blu, infine, porterebbe il 79 per cento degli occupati nelle aree costiere ad avere un impiego grazie al turismo.