Bruxelles – Russia Unita ha vinto ancora. Il partito del presidente Vladimir Putin si è aggiudicato per la quinta volta consecutiva le elezioni per il rinnovo della Duma di Stato, la Camera bassa dell’Assemblea Federale. In una tornata elettorale caratterizzata sia per la dura repressione dell’opposizione interna, sia per la battaglia diplomatica con Bruxelles sul rispetto dei principi democratici, il partito ininterrottamente al governo dal 2003 si è aggiudicato quasi il 50 per cento dei voti validi.
Con l’80 per cento delle schede scrutinate, i dati della Commissione elettorale centrale mostrano che Russia Unita è al 49,4 per cento, seguita a distanza dal Partito Comunista (secondo con il 19,2 per cento) e dal Partito Liberal-Democratico (7,5). A completare il quadro della spartizione dei seggi della nuova Duma, Russia Giusta con il 7,3 per cento e Nuovo Popolo con il 5,3. Se confermati questi risultati, solo il Partito Comunista si posizionerà all’opposizione rispetto alle politiche promosse dal partito legato al presidente Putin.
Nonostante il risultato delle elezioni sia una schiacciante vittoria di Russia Unita, va sottolineato il calo del supporto degli elettori rispetto a cinque anni fa: nel 2016 il partito di governo aveva conquistato il 54,2 per cento dei voti, che significa il controllo dei tre quarti dei seggi della Duma. Inoltre, i sostenitori di Alexei Navalny – il leader dell’opposizione avvelenato e incarcerato dal regime di Putin – hanno denunciato brogli su larga scala e hanno dichiarato che le elezioni sono state una farsa, come dimostrano alcuni video pubblicati sui social media. In altre parole, Russia Unita sarebbe crollata se i candidati del movimento Fondazione per la lotta alla corruzione non fossero stati esclusi dalla competizione elettorale e se non si fossero registrate irregolarità e frodi alle urne da venerdì a domenica.
“Ciò a cui abbiamo assistito in Russia è stato un clima di intimidazione delle voci critiche e indipendenti e l’assenza di una credibile missione di osservazione internazionale”, ha commentato il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Peter Stano. Durante il punto quotidiano con la stampa di Bruxelles, Stano si è detto “particolarmente preoccupato” per aver appreso le “violazioni delle modalità democratiche di voto”. Mosca è stata poi attaccata per aver organizzato le elezioni anche in Crimea – “non riconosceremo mai il risultato, perché è stata annessa illegalmente” – e per aver fatto recapitare passaporti russi ai cittadini dell’Ucraina dell’est perché potessero partecipare alle elezioni per il rinnovo della Duma.
#Russianelection: One Man One Hundred Ballots.. pic.twitter.com/Auxl2q2D9o
— inna shevchenko (@femeninna) September 17, 2021
In questo contesto, bisogna evidenziare anche l’aumento dei consensi ottenuti dal Partito Comunista, che ha registrato un +6 per cento rispetto alle elezioni del 2016. I comunisti hanno strappato diversi seggi a Russia Unita nel collegio di Mosca (anche se la Commissione elettorale centrale sta tardando a rilasciare i dati del voto per posta nella capitale), dove il sentimento anti-Putin è più forte. Per questo risultato i comunisti devono ringraziare l’iniziativa dell’opposizione Smart Voting, l’applicazione online di “voto intelligente” sviluppata dai sostenitori di Navalny, che ha indirizzato gli elettori nella scelta dei candidati da votare in ogni collegio per sottrarre consensi a Russia Unita.
L’uso dello strumento digitale era atteso come l’unica variabile in grado tamponare una situazione disperata per l’opposizione. Tuttavia, la decisione presa venerdì (17 settembre) da Google e Apple di conformarsi alle richieste del governo russo e cancellare Smart Voting dai loro app store ha reso questa tattica meno efficiente di quanto ipotizzato alla vigilia delle elezioni. Ulteriori ostacoli sono stati posti dal blocco di Google alla condivisione e l’accesso ai video di YouTube e ai file di Google Docs che i sostenitori di Navalny stavano usando per coordinare la strategia di voto nei 225 distretti elettorali del Paese.