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Home » Politica » I ricorsi di Polonia e Ungheria contro la condizionalità sullo Stato di diritto “vanno respinti”

I ricorsi di Polonia e Ungheria contro la condizionalità sullo Stato di diritto “vanno respinti”

Lo afferma l'avvocato generale della Corte di Giustizia UE Manuel Campos Sánchez-Bordona, a proposito dell'azione legale di Varsavia e Budapest contro il regolamento che vincola l'erogazione dei fondi comunitari al rispetto dello Stato di diritto

Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
2 Dicembre 2021
in Politica
orban morawiecki polonia ungheria

Bruxelles – I ricorsi di Polonia e Ungheria contro il meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto devono essere respinti. È questa la conclusione dell’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea Manuel Campos Sánchez-Bordona a proposito della richiesta di Varsavia e Budapest di annullare il regolamento approvato il 16 dicembre 2020 che vincola l’erogazione dei fondi del bilancio pluriennale UE al rispetto dei principi dello Stato di diritto.

Secondo il parere dell’avvocato generale, i ricorsi di Polonia e Ungheria alla Corte di Giustizia UE contro il meccanismo sullo Stato di diritto non possono essere accolti, dal momento in cui il regime di condizionalità poggia “su una base giuridica appropriata”, non viola il principio di certezza del diritto e soprattutto non è incompatibile con l’articolo 7 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (che prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’UE in caso di violazione “grave e persistente” da parte di un Paese membro dei principi fondanti dell’Unione).

L’avvocato generale ha sottolineato il fatto che “l’obiettivo del regolamento è quello di creare un meccanismo specifico per garantire la corretta esecuzione del bilancio dell’Unione“, nel caso in cui uno Stato membro commetta violazioni “che mettono a repentaglio la sana gestione dei fondi o i suoi interessi finanziari”. In altre parole, si tratta di uno strumento istituito per tutelare i soldi dei contribuenti europei, preservando al tempo stesso uno dei principi fondanti dell’UE. Inoltre, non è applicabile a tutte le violazioni dello Stato di diritto, ma solo a quelle che hanno un nesso diretto con la gestione del bilancio dell’Unione.

Inoltre, la definizione dei principi giuridici che caratterizzano lo Stato di diritto contenuti nel regolamento “soddisfa i requisiti minimi di chiarezza, precisione e prevedibilità posti dalla certezza del diritto“, osserva Campos Sánchez-Bordona. In questo modo i Paesi membri – Polonia e Ungheria comprese – “hanno un livello di conoscenza sufficiente degli obblighi” che derivano dal meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto, “tanto più se si considera che per la maggior parte sono stati sviluppati dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia”.

A proposito di questi due Stati membri, il Parlamento Europeo ha avviato un procedimento legale contro la Commissione per la mancata applicazione del regolamento nei confronti di Varsavia  sulle violazioni in materia di indipendenza della magistratura.

Tags: avvocato generalecorte di giustizia dell'Uemeccanismo stato di dirittoPoloniastato di dirittoungheria

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